Vacanze: Coldiretti/Ixè, “circa 6 milioni di italiani soggiorneranno alle aree colpite dal terremoto”

“Circa sei milioni di italiani hanno deciso di fare visita alle aree colpite dal terremoto durante le vacanze estive”.

È quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione dell’incontro con centinaia di agricoltori nel Comune di Amatrice (Ri) per fare un bilancio sulla situazione nelle campagne, sulla ricostruzione, sul mercato e sulle produzioni. Secondo l’indagine, “a undici mesi di distanza dalle prime scosse emerge una decisa volontà di sostegno da parte degli italiani verso i territori devastati dal sisma”.

“Il 32% dei turisti – sottolinea Coldiretti – ha scelto di rimanere per 1 o 2 giorni, il 27% per 3 o 4 giorni, il 14% per 5 o 6 giorni, il 16% per una settimana o più mentre l’11% senza pernottare”.

Secondo la Coldiretti, si tratta di “un segnale importante che si è manifestato anche con dimostrazioni concrete di solidarietà da parte di clienti storici (e non) negli agriturismi e nelle altre strutture recettive e di ristorazione”.

“La situazione resta però difficile con le presenze che – precisa la Coldiretti – sono ben al di sotto degli anni precedenti il sisma. A pesare è l’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa che ha fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende agricole che non hanno più un mercato locale per i propri prodotti”.

Secondo il monitoraggio della Coldiretti la maggioranza degli agriturismi colpiti si è attrezzata per la stagione estiva. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat, “nei 131 Comuni del cratere colpito dai terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre, operano 444 agriturismi dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria”.

“Il ritorno dei turisti italiani e stranieri è essenziale per chi come gli agricoltori è rimasto a presidiare queste terre ferite”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sottolineando l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.