Uno sguardo a San Paolo dall’Auditorium dei Poveri

Mercoledì 29 giugno all’Auditorium dei Poveri si è tenuto un incontro dedicato alla figura di San Paolo con il professor Massimo Casciani e la prof.ssa Ileana Tozzi promosso dalla Confraternita di Misericordia e dal Gruppo donatori di Sangue Fratres.

All’inizio Casciani ha delineato il contesto nel quale ha vissuto Paolo di Tarso. Anche se non ha conosciuto personalmente Gesù, Saul (il suo nome ebraico) ne scrive già nel 50 D.C. dopo la famosa “conversione”, che sarebbe forse più corretto definire rivelazione. Probabilmente era vedovo o celibe, faceva il tessitore di tende ed era ebreo. Prima della folgorazione era un persecutore dei cristiani e inizialmente veniva visto con diffidenza dalle comunità in cui predicava, pian piano l’importanza e l’efficacia della sua evangelizzazione (testimoniata dalle lettere arrivate fino a noi) gli hanno dato quell’autorevolezza di cui gode tuttora. San Paolo organizza e sistematizza il pensiero contenuto nei vangeli. Con un attenta lettura delle lettere nel loro complesso si scorge infatti il segno della prima vera dottrina del cristianesimo.

La prof.ssa Tozzi ha sottolineato come le comunità già conoscevano la storia di Gesù per cui Paolo ha elaborato e scritto una tradizione del popolo, un po’ come secoli prima aveva fatto Omero con l’epica. Dopo questo approfondimento la professoressa ha analizzato l’iconografia standard legata a San Paolo. La stempiatura, il libro e la spada. La spada soprattutto ha un doppio significato: è l’arma con cui secondo la tradizione Paolo è stato decapitato; la doppia lama rappresenta la violenta persecuzione iniziale e la successiva difesa del cristianesimo operata con le lettere. A Rieti ci sono varie occorrenze di questa iconografia come alla pinacoteca, nella chiesa di Concerviano statue del Manenti e dello stesso artista a palazzo Dosi. Oltre a questa rappresentazione statica c’è la famosissima visione dinamica data da Caravaggio. Un San Paolo disarcionato da cavallo e caduto scomposto a terra. Ma come rappresentare in un quadro la voce interiore sentita dall’apostolo? L’artista risolve il problema con una mirabile sinestesia, la voce è cioè espressa dalla luce ,che al tempo stesso è causa della caduta e stimolo a risollevarsi verso la nuova vita che lo attende.

In conclusione si è posto l’accento sulla complessità di questa figura e sulle difficoltà a comprendere la dottrina paolina. Insomma anche se lo ascoltiamo tutte le domeniche durante la seconda lettura conosciamo ancora pochissimo San Paolo. Ben vengano allora iniziative come questa che ne approfondiscano la vita e il pensiero.