Ricostruzione

Una ricostruzione a misura d’uomo, da estendere da Amatrice a tutto il Paese

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori interviene nel dibattito sulla ricostruzione: «tenere delle condizioni dell’abitare e favorire interventi di rigenerazione»

A poche ore dal quarto anniversario dal sisma che il 24 agosto 2016 ha devastato Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto, si può provare a fare il punto e, dove occorre, correggere la direzione della ricostruzione. A fare un bilancio ha provveduto il Commissario straordinario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini, che ha presentato un completo Rapporto sulla Ricostruzione, dal quale emergono le lentezze, i risultati, i problemi incontrati finora. A fronte dei quali, con tre nuove ordinanze, lo stesso Commissario intende dare una risposta, definire una svolta, che possa accelerare il processo di rigenerazione e restituire margini di vita alle popolazioni colpite, e insieme costituire una significativa possibilità economica anche rispetto alla crisi causata dalla diffusione del virus Covid-19.

A dare alcuni suggerimenti per la rotta da seguire in questa fase è invece il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che peraltro sembra guardare con favore alla «nuova sensibilità mostrata dal Commissario per la Ricostruzione anche riguardo ad un maggiore coinvolgimento delle professioni tecniche», sperando che si tratti del «segnale di una svolta radicale nell’approccio alla ricostruzione che, a quattro anni dal sisma che devastò l’Italia centrale, sconta gravissimi ritardi».

Ma non è solo il fattore tempo a preoccupare il Consiglio, per il quale «Amatrice e le zone colpite dal sisma dovevano rappresentare il punto di non ritorno di una ricostruzione a misura d’uomo, capace di allargare lo sguardo alla città e ai territori del futuro con un grande progetto strutturale in grado di rivoluzionare il Paese».

Se così non è stato, è perché finora si è data «la priorità alla sola ricostruzione tecnica non si è tenuto conto delle condizioni dell’abitare e (tranne alcune eccellenze) della fragilità del tessuto socio economico di gran parte dei territori, penalizzando quegli interventi di rigenerazione, fondamentali per le comunità duramente colpite, per la ripresa e lo sviluppo».

«Ora – conclude il Consiglio nazionale – serve una svolta vera per realizzare quel progetto di sviluppo di economia locale che coniughi la ricchezza delle risorse naturali e culturali con la necessaria innovazione in grado di rendere questi territori (pena lo spopolamento) attrattivi soprattutto per i giovani».