Una porzione di staminali, grazie!

Lunedì 5 agosto il professor Mark Post, della Maastricht University in Olanda, ha svelato alla stampa un hamburger completamente costruito in laboratorio con ventimila filamenti di proteina derivati da cellule staminali di mucca. La produzione ha richiesto tre mesi ed il risultato è stato un “pezzo” di carne pressoché insapore a causa dell’assenza di sangue e grassi. L’hamburger in provetta è fatto con le cellule staminali estratte dal collo delle mucche che, una volta inserite in un ambiente di crescita, come il siero di vitello, si differenziano in fibre muscolari e gradualmente iniziano ad unirsi.

Se pur una metodologia ancora ai primordi, questo rappresenta un successo molto importane nell’ambito della tecnologia alimentare, anche se 141 grammi di hamburger sono costati praticamente trecentomila dollari. Infatti, come sostenuto dal ricercatore stesso, ci vorranno fra i 10 e i 20 anni affinché si giunga ad un prodotto alimentare per le masse, considerati gli attuali costi, i bassi volumi produttivi e la diffidenza culturale.

Ovviamente però, con il progredire scientifico si potrebbero raggiungere obiettivi molto importanti.

Dalle prime analisi infatti sembrerebbe che, rispetto ad allevare e crescere mucche nella maniera tradizionale, la carne coltivata permetta una riduzione dell’uso di terra e acqua del 90% e del consumo globale di energia del 70%. Come sostenuto dal ricercatore, le mucche hanno bisogno di 100 grammi di proteine vegetali per produrre solo 15 g di proteine animali commestibili. Quindi, l’uomo ha bisogno di usare moltissimo cibo per nutrirle, per poi nutrirsi a sua volta di loro. Con la carne coltivata, invece, non bisogna uccidere la mucca e in più non viene prodotto metano. Per ora la polpetta di carne è costituita esclusivamente da proteine ma il prossimo passo sarà quello di coltivare anche cellule di grasso e ossee, per rendere la carne “alle staminalI” il più possibile simile a quella naturale. Entro la metà del secolo il mercato della carne è destinato a raddoppiare e, se ciò accadesse, il bestiame potrebbe essere responsabile di un impatto climatico simile a quello di auto, camion e aerei.

Il primo a credere nella sfida dell’hamburger sintetico è il co-fondatore di Google Sergey Brin, che ha finanziato totalmente la ricerca. Altri scienziati della Utrecht University stanno portando avanti lavori analoghi sfruttando le cellule staminali di maiali e altro bestiame. People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) ha messo in palio un milione di dollari per il primo scienziato che riuscirà a realizzare un primo pollo in provetta, anche se questo comporta, per alcuni, problemi etici e di sicurezza di cui tener conto.