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Una “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”: Tareke Brhane ospite del “Luigi di Savoia”

Il promotore del Comitato “3 ottobre”, Tareke Brhane, sarà a Rieti per un incontro organizzato dall’I.I.S. “L. di Savoia”. L’iniziativa ha tra gli altri obiettivi quello di contribuire a far riconoscere il 3 ottobre come “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, in ricordo dei quasi 400 morti nel naufragio di una imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti avvenuto nel 2013, a poche miglia dal porto di Lampedusa

L’I.I.S. “L. di Savoia” di Rieti ha organizzato per giovedi 21 febbraio 2019 alle ore 10.30, presso la chiesa di san Domenico di Rieti, l’incontro con Tareke Brhane, rifugiato a Lampedusa e mediatore culturale, vissuto per quattro anni tra il Sudan e la Libia, carcerato nelle prigioni di Gheddafi, oggi promotore del Comitato “3 ottobre”, organizzazione senza scopo di lucro, nata in seguito alla strage del 3 ottobre 2013 con l’obiettivo di far riconoscere tale data quale “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” sia a livello nazionale che europeo.

L’incontro vuole essere, per tutti i partecipanti un’occasione di discussione ed approfondimento con la convinzione che l’azione di sensibilizzazione e informazione sui temi inerenti le migrazioni sia un primo passo per cercare di educare le nuove generazioni all’incontro con l’altro senza pregiudizi e senza paure, e per confrontarsi con chi in prima linea ha vissuto l’esperienza di migrante ed oggi la mette a disposizione di chi vuole mettersi in discussione come persona per vivere la vicinanza dell’altro e farsi carico di lui attraverso aiuti concreti.

Tareke Brhane è nato in Eritrea 32 anni fa, dove studiava e lavorava per mantenere la madre. La maggior parte della sua vita l’ha passata tra un campo rifugiati e l’altro in Sudan, dove poi sua madre è morta. Ha deciso di lasciare l’Eritrea perché era impossibile rimanere lì: il servizio militare è a vita e i soprusi e le intimidazioni sono infinite. Per Tareke lasciare il proprio Paese non è stata una scelta facile e i rischi affrontati sono stati numerosi. Ha vissuto per quattro anni tra il Sudan e la Libia, è stato incarcerato nelle prigioni di Gheddafi, ha attraversato il Mediterraneo ed è stato respinto più volte. Alle fine del 2005, finalmente, Tareke è riuscito ad approdare in Sicilia. Da allora si è sempre impegnato per aiutare chi, come lui, fuggiva da situazioni indicibili e sbarca sulle coste italiane. È stato mediatore culturale a Lampedusa per Save The Children e Medici Senza Frontiere. Oggi Tareke vive a Roma dove assiste i richiedenti asilo.