Una fondazione per la città

Parla il notaio Valentini, da poco eletto alla presidenza della «Varrone». Numerose e varie le aspettative per un fattivo impegno a favore del territorio.

La crisi finanziaria degli enti locali ha posto in primo piano l’attività e le possibilità d’intervento della Fondazione Varrone in alcuni ambiti del contesto pubblico. La Fondazione bancaria è attualmente l’unica istituzione ad avere possibilità di spesa grazie alle annualità d’interessi che le giungono dagli investimenti virtuosi praticati in precedenza. Essa è così chiamata a disporre in forma costante i propri interventi in settori preminenti di rilevanza pubblica, generando attese e speranze in chi non può più contare nell’intervento di Provincia e Comune, sempre più impossibilitati a spendere.

«Avvenire» ha deciso di andare a conoscere in diretta i programmi della Fondazione, intervistando il nuovo presidente, notaio Antonio Valentini, eletto lo scorso novembre dopo i due fruttuosi mandati espletati dall’avvocato Innocenzo de Sanctis, promotore di importanti iniziative in nove anni di intensissima attività. Come giornalista, sono l’ultimo di un lungo elenco di persone da ricevere, di amministratori pubblici e privati che arrivano in Fondazione a sottoporre bisogni dei loro enti e ad illustrare progetti che chiedono di essere condivisi e sostenuti. Prima di me c’è il presidente della Npc Basket Rieti Giuseppe Cattani che ha in animo di realizzare un college per i giovanissimi sull’esempio di Milanello e ha già acquistato tre ettari di terreno a Contigliano.

Attendo d’intervistare il presidente Valentini nella prestigiosissima sede situata in uno dei palazzi già di proprietà dei Principi Potenziani. La sala d’attesa è splendida. I salotti sono di un’epoca di un qualche re francese, un Luigi a cui non so far seguire un preciso numero romano. Alle pareti tre tele di un autore austriaco del XVII secolo che raccontano la storia biblica di Ester e Assuero, con la regina che alla fine riesce a salvare il suo popolo dall’oppressione dei popoli vicini. È forse possibile, in questa vicenda così ben raffigurata, leggervi il ruolo di salvagente che le difficoltà e la recessione del Reatino assegnano alla Fondazione Varrone?

Quando accedo allo studio presidenziale Valentini è al termine di una giornata intensissima. Mi appare ancora brillantemente disposto a discorrere dei notevoli compiti e delle gravose incombenze che lo attendono. «Ci siamo resi conto degli accresciuti compiti che la Fondazione ha di fronte. Insieme agli organi collegiali che mi assistono, abbiamo deciso di indirizzare la gran parte delle nostre risorse verso i giovani, la loro formazione tecnica e culturale, le loro nuove esigenze in modo da facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro che si è evoluto e diversificato così rapidamente in questi ultimi anni. Per questo abbiamo attivato rapporti sempre più intensi con le associazioni di categoria prospettando questa nostra volontà. Su questo piano è già nota la nostra politica di sostegno per il Polo universitario reatino, per il Conservatorio e per i programmi di Intercultura. La nostra presenza in tali ambiti è massiva. Proprio in questi giorni abbiamo consegnato le borse di studio per la Cina e gli Usa. Contiamo d’impegnarci ancora di più nel prossimo futuro».

Com’è la risposta delle associazioni categoriali?

«Abbiamo trovato molto interesse in queste categorie come ad esempio Federlazio, Cna e le altre, alle quali siamo disposti a fungere da supporto nella ricerca e nella qualificazione di giovani e dei loro progetti di startup. Ciò nella fase iniziale dell’avvio di nuove imprese, quando le difficoltà sono massime. Vorremmo che i giovani mettessero in campo idee e non si scoraggiassero».

Il presidente cita un esempio da seguire: gli studenti dell’Itis che stanno costruendo un aereo d’epoca e lo faranno volare.

«È nostra intenzione sostenere tutti coloro che cercheranno di promuovere la creatività di questi ragazzi».

A questo punto, la spinosa questione di largo San Giorgio con biblioteche e centro studi chiusi da tempo, attività culturali bloccate per le note questioni urbanistiche.

«La volontà è di soddisfare tutte le richieste del Comune di Rieti e del Genio Civile, completare e integrare la pratica urbanistica così da poter giungere al più presto ad una soluzione condivisa nell’interesse pubblico e dei giovani che quel centro frequentavano in gran numero. Dobbiamo ricercare una sanatoria proprio nell’interesse generale da soddisfare. Ho disposto l’ampliamento e l’implementazione del nostro sito Internet al fine di raggiungere il più elevato grado di trasparenza nella ricerca di un rapporto concreto e sincero con enti, cittadinanza, opinione pubblica».

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