Un thriller senile

In “Remember” di Atom Egoyan la mostruosità banale del totalitarismo

Atom Egoyan è un regista tra i più interessanti della contemporaneità, capace di dare vita a storie spesso debitrici di un genere o dello stile di un regista passato, ma profondamente personali. È un autore canadese ma di origini armene e questo dato biografico è estremamente importante perché lo ha reso un regista attento alle storie che riguardano grandi tragedie e ingiustizie della nostra Storia più o meno recente. Il film che lo ha lanciato è stato “Il dolce domani”, il racconto di una piccola grande disgrazia che ha investito una cittadina canadese, e poi con “Ararat” ha affrontato di petto il tema del genocidio armeno. Dopo questi due bei film si era un po’ perso, confezionando opere più convenzionali, ma oggi torna con una pellicola – “Remember” – perfettamente scritta, con una struttura a incastro degna di un thriller hitchcockiano, che si preoccupa di trattare un altro, essenziale, tema della nostra società: quello dell’Olocausto.
Zev Guttman, ebreo affetto da demenza senile, è ricoverato in una clinica privata con Max, con cui ha condiviso un passato tragico e l’orrore di Auschwitz. Max, costretto sulla sedia a rotelle, chiede a Zev di vendicarli e di vendicare le rispettive famiglie cercando il loro aguzzino, arrivato settant’anni prima in America e riparato sotto falso nome. Confuso dalla senilità ma determinato dal dolore, Zev riemerge dallo smarrimento leggendo la lettera di Max, che pianifica il suo viaggio illustrandone i passaggi. Quattro le identità da verificare, uno il colpo in canna per chiudere una volta per tutte col passato. Tra America e Canada, Zev troverà il suo nazista e con lui una sconvolgente epifania. Con un finale che ribalta ogni certezza.
“Remember” ribadisce gli elementi tipici del cinema di Egoyan, a partire dalla sua attenzione per la struttura (a puzzle o a labirinto). Una struttura che produce un’abile premessa smentita poi dall’epilogo, lasciando lo spettatore solo col suo desiderio di coerenza. Perché una parola e un’immagine interrompono improvvisamente il processo di costruzione di senso, invalidando il lavoro compiuto e innescando un movimento di rivalutazione della vicenda che annuncia qualcosa fino a quel momento impensabile. L’indagine estenuante e l’impossibilità di Zev di concedere il proprio perdono al giovane SS, si rovescia di colpo e con un colpo di pistola, in un movimento che colpisce duro personaggio e spettatore, precipitando il film in un territorio instabile su cui non è davvero più possibile ricostruire, neppure dolorosamente. In questo scarto ritroviamo la poetica di Egoyan, il suo cinema incentrato quasi sempre su una catastrofe assente, di cui ripercorriamo i brani e di cui conosciamo soltanto lo choc di ritorno.
“Remember” è thriller senile sulla Memoria e sulla mostruosità banale del totalitarismo, che ha privato l’uomo della percezione di sé e di tutte le categorie intellettive soggettive, quelle che permettono di discernere e di scegliere con coscienza tra il bene e il male, che trova nei suoi due anziani interpreti degli attori perfetti, in grado di accompagnarci in questo viaggio verso il rimosso di una coscienza (e forse, metaforicamente, di un popolo intero).

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