Un territorio alla deriva: il Terminillo tra abbandono e incuria

Ancora una volta dobbiamo parlare dello stato di abbandono in cui versano alcune aree del nostro territorio, spesso anche di prestigio culturale ed ambientale.

Il Terminillo, in particolare, è sempre più lasciato al proprio destino, malgrado gli annuali proclami di rilancio, mai seguiti da opere concrete.

Basta guardare lo stato in cui versa la pavimentazione in pietra (di recente realizzazione, finanziata e commissionata dal comune con denaro pubblico) che conduce dal parcheggio di Pian De Valli alla chiesa di San Francesco. La si vede tutta risistemata con pezze d’asfalto dove le pietre sono state danneggiate. Danni causati dalle condizioni meteo di una realtà montana, ma anche dal continuo passaggio di vetture. E non si capisce la necessità di transito, visto che c’è disponibilità di posti auto a pochi metri. Alla stessa sorte è destinato anche l’ultimo tratto, appena concluso, della medesima pavimentazione, e non solo.

Guardiamo ai lavori infiniti per realizzare una piscina, commissionata dall’ente Provincia, che finora ha soltanto consumato territorio e denaro senza ottenere risultati.

Ancora più amarezza la provoca il trovarsi davanti a rifiuti abbandonati come quelli in prossimità del 3° tornante, di certo imputabili all’inciviltà di chi li ha abbandonati lì, ma anche frutto del disinteresse che le istituzioni lasciano trasparire in queste circostanze. Disinteresse che comunque non riguarda solo la strada che conduce al Terminillo, ma molte altre vie della nostra provincia, alcune veramente incantevoli dal punto di vista paesaggistico.

Non ci stancheremo mai di chiederci come sia possibile che tali gesti possano avvenire nell’impunità totale, malgrado attorno a noi si contino almeno quattro forze di polizia statali e un’ampia scelta di forze dell’ordine locali.

È chiaro che gli interessati e i maleducati, in questa situazione non possono che sentirsi “autorizzati” a compiere tutti gli atti illeciti che si vedono. Specie quando si vede che a compiere atti ostili al buon vivere sono le istituzioni. Basti vedere come è ridotta la piazza principale della città al mattino, trasformata nel parcheggio istituzionale delle auto di rappresentanza e di servizio dei frequentatori di Palazzo, parcheggiati sia negli spazi riservati (già su questo bisognerebbe riflettere) ma anche dove non si potrebbe. E quella – in teoria – dovrebbe esser l’unica vera area pedonale della città. Ma cosa aspettarsi, quando per raggiungere o abbandonare il personale posteggio li vediamo utilizzare via Roma (altra area perdonale) come tangenziale ad uso dei loro ingombranti macchinoni, con tanto di di cellulare all’orecchio, in barba al codice della strada.

Un costume – quello del cellulare – comune anche tra gli addetti delle forze di polizia, che nelle auto di servizio, mentre sono alla guida, non disdegnano comunicazioni a mezzo telefono, facendo il paio in questo con gli autisti di mezzi pubblici.

In questa realtà, in cui si è completamente persa la bussola però, non ci abbandona la speranza che, seppure non al prossimo o a quelli successivi, un annuncio di “rilancio del territorio” possa finalmente produrre fatti concreti.