Musica

Un settore in difficoltà: ripensare il mondo del disco

La concorrenza del commercio elettronico sui punti vendita di strada si fa ancora più spietata in tempo di pandemia. Soprattutto in settori, come quello della musica, che non richiedono la consegna fisica degli acquisti, perché grazie allo streaming hanno bisogno solo della rete

Tanti i settori che anche prima del Covid-19 vivevano momenti di difficoltà, affrontati nel corso degli ultimi anni, a denti stretti. I cambiamenti della tecnologia, dei modelli di consumo e degli approcci culturali hanno richiesto a tanti di reinventarsi senza snaturare la propria identità, facendo leva su una grande passione per il proprio lavoro. Quando arriva la crisi, i beni non di prima necessità sono i primi a soffrire. E se poi, in pandemia, si decreta la chiusura dei punti vendita, un ambito economico già in sofferenza rischia il tracollo.

Come nel caso dei negozi di dischi, che a Rieti, da sempre, significa Maistrello. Un nome che ha accompagnato la storia della città dai primi anni Sessanta, con il negozietto in via Potenziani che vedeva i nonni acquistare i 45 giri con le fiabe e le canzoncine dell’Antoniano ai nipotini, mentre i ragazzi si innamoravano al suono di Baglioni e Battisti con i loro 33 giri. Poi vennero le musicassette, delizia dei giovani con i walkman, e la collezione per l’autoradio pronta sotto il sedile. Si è quindi passati dall’analogico al digitale, dal vinile ai compact disc, esposti nella nuova sede che Maistrello, negli anni Novanta, aprì a Palazzo Sanizi, rimanendovi per tredici anni.
Dal 2010 la vendita reatina di musica è in via delle Orchidee, ed è rimasta aperta fino al 10 marzo, quando le rivendite degli articoli non considerati necessari si sono trovate a fare i conti con le chiusure imposte dall’emergenza epidemiologica.

Un settore in crisi

A lanciare l’allarme, sul piano regionale, un comunicato di Discoteca Laziale, che dopo aver ricordato le difficoltà che la categoria «ha affrontato nel corso degli ultimi anni, a denti stretti e sempre in silenzio», chiede solidarietà ai cittadini per sostenere la richiesta urgente al Governo: quella di adeguare l’aliquota Iva al 4% per i prodotti discografici, al pari dei prodotti editoriali.
«Il trattamento ingiusto che sinora abbiamo patito, alla luce dei nuovi eventi mondiali, non ha più ragion d’esistere». Perché, prosegue il comunicato, «la musica, che in questi giorni ha unito tutta l’Italia, da balcone a balcone, da piazza a piazza, da cortile a cortile, non merita di uscire sconfitta da questa guerra in corso. Molti di noi, quando il Governo autorizzerà la ripresa commerciale, rischiano di non poter più aprire il proprio negozio, la propria bottega, la propria azienda».

Riconoscere il valore culturale della musica

A Rieti è toccato proprio al titolare dello storico negozio rilanciare l’appello di Discoteca Laziale: «Abbiamo voluto cogliere l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica», dice Paolo Maistrello, che da papà Gioacchino e mamma Silvia ha ereditato ormai da anni la gestione del negozio ora ubicato a Fiume de’ Nobili. Nell’invitare a firmare la petizione su Change.org, spiega che «i dischi sono stati sempre considerati bene di lusso, quindi con l’Iva al 22 per cento». Ma proprio perché bene non di prima necessità, deve fare i conti con le tasche sempre meno piene dei clienti. E se le vendite calano…

Non di soli dischi

Ora, con la chiusura stabilita dal Governo, è tutto bloccato, non solo la vendita di musica, ma anche l’altro importante settore che è il servizio biglietteria per gli spettacoli. Per i reatini abituati a recarsi a Roma ma restii sia all’acquisto online che alla fila alle casse, recarsi da Maistrello era la cosa più comoda per assicurarsi il biglietto già pronto e stampato per un concerto all’Olimpico, un musical al Sistina, uno spettacolo all’Eliseo, un evento all’Auditorium.
Sospeso tutto, «probabilmente se ne riparlerà a inizio 2021», spiega Paolo. E i tanti biglietti già venduti per l’estate e l’autunno, considerato che spesso si acquistano molti mesi prima, «ancora non sappiamo se si provvederà a rimborsarli o a trasformarli in credito spendibile per altro o semplicemente bisognerà attendere lo spettacolo dell’anno dopo per il quale resterà valido… E consideriamo che la maggior parte dei cantanti fanno parte di tour internazionali e hanno bloccato tutto non solo in Italia», per cui si dovrà probabilmente aspettare l’esito della pandemia a livello mondiale.

Come cambia la musica

Ma al netto del Coronavirus, la situazione non era rosea già prima. «L’economia negli ultimi 15 anni è andata sempre peggiorando in generale. La pandemia attuale non ha fatto altro che colpire i punti di criticità, e andrà a incidere significativamente sul modo di lavorare e sulla visione del commercio». Se dall’acquisto di musica on-line era arrivato a suo tempo un certo calo delle vendite in negozio, va detto che anche «l’acquisto di file mp3 da scaricare sul proprio dispositivo è superato, ormai se si deve acquistare musica digitale si prende tutto in streaming».

L’oggetto disco e il ritorno al vinile

Ma nonostante il trionfo del digitale, gli affezionati all’oggetto fisico non sono mai venuti a mancare. Questo però «dipende sempre da quanto denaro la gente ha in tasca!». Vale per la musica come per i biglietti, settore, questo, che fino a due anni fa era in crescita, poi si è cominciato ad accusare il fatto che tirar fuori cinquanta, sessanta euro per uno spettacolo non è cosa che ci si possa permettere con facilità da parte di tutti.
E tornando allo specifico dei dischi? Non tutti sanno che, dopo il trionfo dell’incisione digitale, accanto ai cd sono cominciati a ricomparire i vecchi dischi in vinile. «In realtà per i collezionisti c’è sempre stato: le case discografiche qualcosa per loro hanno sempre continuato a stampare, pur in numero limitato. Poi il mercato ha ripreso piede: si è iniziato a ripubblicare in vinile i classici degli anni Settanta e Ottanta, gruppi come Pink Floyd, Genesis… E anche le raccolte di grandi cantautori italiani. Da circa un lustro si è via via incrementato il catalogo». Certo una percentuale minoritaria: «nelle vendite dell’ultimo Natale, qui a Rieti l’80 per cento da noi a Rieti viaggiava sui cd, il vinile al 20 per cento, per la maggior provenienti da articoli del catalogo storico».

Una prospettiva incerta

Ma negli ultimi periodi «la situazione era stazionaria». E ora, prospettive in vista della riapertura? «Non sarà facile. Non si tratta solo di riaprire le attività, ma di dover fare i conti con una fortissima recessione che ridurrà di molto i potenziali clienti», per i dischi come per tutte le vendite di beni non di prima necessità. Anche i finanziamenti governativi, dice un po’ sconsolato Maistrello, «è prevedibile che verranno adoperati dai commercianti per pagare spese correnti, affitti, mutui, Riba, bollette, arretrati… Quindi un debito che copre altri debiti, non vengono investiti in azienda, né nel miglioramento delle struttura aziendale, né nell’acquisto dei beni merceologici». Insomma, la musica non sarà allegra…