Un ritratto del venerabile Rinaldi all’Oncologia del De Lellis

Dopo il dipinto dell’artista Gina De Simoni raffigurante il Venerabile Massimo Rinaldi (missionario Scalabriniano e Vescovo di Rieti dal 1924 al 1941) donato lo scorso mese di dicembre al Reparto di Radioterapia dell’Ospedale San Camillo de Lellis di Rieti, l’Istituto Storico intitolato all’indimenticato pastore della diocesi reatina ha voluto destinarne un altro, stavolta opera del pittore Tommaso Paradiso, alla divisione di Oncologia, diretta dal dottor Capparella e coordinata dall’infermiera professionale, Anna Ricci, socia del sodalizio.

La cappella del nosocomio cittadino ha ospitato una raccolta liturgia eucaristica, presieduta da monsignor Giovanni Maceroni, presidente dell’Istituto storico; al suo fianco, il diacono Nazzareno Iacopini, direttore dell’ufficio diocesano della Pastorale per la salute.

Entrambi hanno voluto sottolineare il gesto del dono del dipinto ricordando la figura e l’opera del Venerabile e le sue tante giornate, soprattutto notti, trascorse accanto ai malati nelle corsie del vecchio ospedale di via Centuroni: «Massimo Rinaldi fu un padre per ognuno, un pastore che non voleva perdere di vista nemmeno una delle sue pecore, un umile maestro di vita evangelica mai allontanatosi da una piena testimonianza di carità senza infingimenti. Ascoltando la chiamata del profeta Samuele, potremmo serenamente affermare che Massimo Rinaldi fu l’uomo dell’Eccomi!, come Abramo, come Maria. E il voler donare un dipinto che lo raffigura con alle spalle la sua Cattedrale di Santa Maria e quella piazza Vittori che volle ornare nel 1927 con il monumento a San Francesco – ha soggiunto monsignor Maceroni – rappresenta un gesto visibile di attenzione alla sofferenza, affinchè il paterno e amorevole sguardo del Venerabile sia autentico conforto e veicolo di speranza condivisa per quanti si recheranno a Oncologia, come a Radioterapia».

Un gesto, quello del dono a Oncologia, che Nazzareno Iacopini ha ribadito come significativa attenzione programmatica verso l’Ospedale San Camillo de Lellis, luogo di eccellenza che «dobbiamo difendere e, soprattutto, aiutare attraverso una unità d’intenti e di pensiero tra comunità civile, comunità ecclesiale e comunità scientifica. Come chiesa locale daremo vita a molte iniziative che vedranno il San Camillo de Lellis al centro dell’attenzione, proprio per la sua strategicità e importanza per la nostra collettività».

Concetti ribaditi con convinzione anche dal dottor Pasquale Carducci, direttore sanitario dell’ospedale reatino: «Pur muovendoci tra fisiologiche difficoltà, possiamo affermare che l’ospedale San Camillo de Lellis rappresenta un luogo importante di confronto scientifico e di servizio fondamentale per ogni cittadino che vi si rechi. Lo spirito di sacrificio che contraddistingue il personale è un elemento che potrà solo far crescere i già notevoli livelli qualitativi offerti al suo interno: questa la convinzione con cui lavoriamo anche in prospettiva futura».

Ed allora, «il gesto del dono del quadro – ha concluso il dottor Capparella – se scientificamente non risolverà i problemi di salute del singolo utente, certamente grazie allo sguardo paterno del Venerabile permetterà di affrontare la prova della malattia con uno spirito di rinnovata speranza. E questo è un aspetto di assoluto rilievo e che dà ulteriore valore alla necessità di essere tutti uniti a favore del servizio offerto all’interno del nostro ospedale».