Un paese poco valorizzato

Con il patrimonio che abbiamo di natura, di arte, di cultura, enologico, gastronomico, dovremmo essere ricchi e felici. Com’è che non riusciamo valorizzarlo abbastanza? Nonostante il “Made in Italy” e la creatività per cui siamo famosi, le imprese che ruotano intorno al patrimonio non riescono a partire. Di chi è la responsabilità?

Gli amministratori dei nostri beni culturali regalano a Google la possibilità di digitalizzare i nostri tesori più belli, e le imprese Internet italiane rimangono senza lavoro.

Sarà perché quando si tratta di turismo, il nostro Paese è talmente bello che finiamo col pensare di poter vivere di rendita?

Peccato che il mondo è cambiato. Nel tempo del Web, il turista vuole avere a disposizione intrattenimenti e servizi. I Social Network vengono male utilizzati, mentre potrebbero essere sicuramente un modo importante per fare promozione attraverso eventi ed idee da mettere in rete.

Se si tratta di paesaggio, nessuno ci batte: la parola è sinonimo di Italia. Abbiamo 121 paesaggi rurali e pastorali storici, dai castagneti monumentali della Toscana ai terrazzamenti della Liguria.

Scorci che purtroppo sono anche i più minacciati, vuoi per l’abbandono, vuoi per certe insensate norme europee. Bisognerebbe invertire subito la tendenza. La nostra terra offre infinite opportunità per uscire dalla crisi.

L’Italia possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale, con oltre 3400 Musei, circa 2100 parchi e aree geologiche e 43 siti Unesco.

Nonostante questo dato di assoluto livello mondiale, il “Rac”, un indice che analizza il ritorno economico degli “asset” culturali sui siti Unesco, mostra che gli Stati Uniti, con la metà del potenziale italiano, hanno un ritorno commerciale pari a 16 volte il nostro.

Sarà ora di iniziare a farci delle domande? Sarà tempo di capire come si può fare per migliorare questa situazione?

Ecco tornare il tema della rete. Internet ha innovato il nostro modo di vivere, ma proprio per questo sarebbe il caso di dominarne le potenzialità.

Osservando il sito di riferimento del turismo a Rieti diamo una conferma di quello che si è scritto fino ad ora: la grafica è di scarsa qualità, gli articoli che figurano nelle prime pagine non sono proprio recenti e le informazioni per il lettore sono scarse.

Insomma, non proprio il massimo per le persone che vogliono farsi un’idea sulla nostra terra. E invece la nostra realtà ha tanto del bello italiano.

I nostri territori avrebbero tanto da offrire, soprattutto per quanto riguarda la gastronomia e la cultura. Ma gli eventi vengono promossi sempre meno. Eppure ci sarebbero molte attività da organizzare in maniera più propositiva e importante.

La crisi economica che ci ha colpito negli ultimi anni, sicuramente non favorisce il turismo, ma se neanche ci impegniamo a fare qualcosa di nuovo, anche quel poco che funziona finisce con l’incepparsi.

Tra le cose che vanno bene nella nostra cittadina c’è sicuramente il Meeting di Atletica Leggera. Da 41 anni nel mese di settembre dà luogo ad una bella manifestazione. Mette in mostra molti talenti e fa registrare performance degne di nota.

Anche la manifestazione dei cavalli infiocchettati a Porta D’Arce, la Festa del Sole che anima i rioni reatini a luglio e la festa di Santa Barbara, riescono a portare un po’ di gente e a smuovere la città.

Le sagre, inoltre, che nel periodo estivo popolano i vari paesi nel reatino, sono una risorsa importante e vengono sponsorizzate a dovere.

Altre cose, invece, vengono lasciate inermi. Pensiamo all’ombelico d’Italia. Piazza san Rufo, tutto sembra tranne che il centro della nostra Nazione.

Il Terminillo gli fa da contorno. È una delle montagna più belle dell’Appennino, ma troppe volte rimane a bocca asciutta e con le piste semivuote.

Altre proposte, dal Danza Festival alla Rieti sotterranea, sembrano perdere “appeal” con il passare degli anni. Quante cose ferme alle solite attività, senza innovazione!

Che dire: il turismo non sarà l’unica leva per la riscossa di questa città e della nostra nazione, ma con qualche sforzo in più potremmo rendere un Paese così bello e ricchissimo di risorse, più appetibile anche all’estero, facendo girare qualche soldo in più e dando lavoro ai giovani disoccupati.

di Daniele Chiaretti e Stella Scellato