Un mondo sbagliato… da sempre!

Convegni, fabbriche, comuni, cori e ruberie. Brevi note su un mondo alla rovescia.

Nel giorno in cui svolgeva nel salone dell’ASI l’incontro con mons. Santoro, sull’Eucaristia e il lavoro, le letture domenicali raccontavano alcune “storielle” di povere vedove. La prima lettura raccontava l’episodio del profeta che va dalla vedova e le chiede da bere e poi da mangiare; e lei porta un po’ d’acqua e poi fa una focaccia “fatta e cotta” come dicono le massaie con un poco di farina e di olio. È la generosità dei poveri e dei semplici che non si risparmiano in nulla.

Il giorno precedente, il sabato, in Cattedrale, sempre all’interno delle manifestazioni del Congresso Eucaristico Diocesano, rassegna dei cori, una ventina: solo due della città.

Si chiudono le fabbriche per aprirle dove si guadagna di più, si fanno fatture false, per guadagnare di più, si è pronti a falsificare di tutto per avere di più: un’ingordigia invereconda e blasfema che, come un mare di melma, sembra travolgere tutto.

Chi ha tanto non è in grado di dare niente: questo vale pure per le parrocchie. In città solo due cori? Un po’ poco, forse i parroci della città si sono assopiti? Oppure non pensano di doversi “sporcare le mani” con le iniziative che coinvolgono i “cavernicoli” delle montagne?

Si può consentire che in un Comune quasi ridotto alla bancarotta, già dagli anni scorsi, vi siano state fatture emesse per diversi centinaia di migliaia di euro senza che gli organismi interni e i consiglieri di opposizione di allora si accorgessero che c’era più di qualcosa che non andava?

Si devono proprio aspettare dieci anni per andare a verificare il magnum latrocinium?

È sufficiente sperare che poi verrà la resa dei conti, quando a volte questo “poi” è talmente lontano da non poterne più?

Morale delle storie: la legge sulla dirigenza fu un errore; la sua ratio fu quella di aumentare gli stipendi per ottenere migliori risultati ed evitare ruberie; non è stato così, le ruberie sono anzi aumentate, la pubblica amministrazione è cambiata, ma in peggio. I preti-patriarchi che stanno avvinghiati in certe parrocchie di città combinano meno cose del parroco di Roccacannuccia.

Sembra proprio un mondo sbagliato e non da adesso.

Il profeta poteva andarsene dai ricchi a chiedere focaccia e acqua, invece di chiederli alla povera vedova che forse aveva solo quello per sopravvivere; il lavoro lo potrebbero perdere gli amministratori disonesti, invece che i lavoratori della Schneider o di qualsiasi altro sito industriale. Ma non sarebbe stato un mondo più facile e soprattutto più giusto?

Sì, ma sarebbe stato un mondo senza lotta, senza passione, senza difficoltà, senza sapore.

Il compito che spetta a ciascuna forza positiva e buona è quello di arginare il male, risolvere problemi, spianare gli ostacoli, comporre i conflitti, sperimentare lo scacco per poter bramare il bene, per riconoscerlo, per costruirlo.

Solo un mondo sbagliato, e da sempre, può farci desiderare un mondo più giusto ed equo per il futuro, che sia gestito, oltre che da persone competenti (i tecnici) da persone mosse da forti ideali e da una grande passione per l’uomo e per la società civile (i sognatori).

In realtà la donna che ha donato tutto si è ritrovata molto di più.

Di un mondo con meno pretese e più generosità c’è bisogno soprattutto oggi.