Un giorno con Gesù. Verso il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze

Un giorno con Gesù. In un volume di padre Giulio Michelini l’itinerario di preparazione all’imminente Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze.

[La gioia di annunciare il Vangelo] ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1, 38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso i altri villaggi (Francesco, Evangelii gaudium, 21).

Nella sua esortazione apostolica papa Francesco faceva riferimento alla giornata trascorsa da Gesù a Cafarnao, una giornata che secondo Giulio Michelini ha una sua importanza fondamentale proprio in quanto riesce a parlare all’uomo di oggi e ad interpellare la Chiesa in questo inizio di Terzo Millennio. Per questo motivo, secondo l’autore, «la giornata di Gesù nella cittadina del lago di Tiberiade può rappresentare ancora oggi un paradigma per i cristiani» (p. 10).

L’analisi condotta in queste circa centosessanta pagine si inscrive all’interno della ricerca sul Gesù storico ed in particolar modo nella sua terza fase, quella della cosiddetta “Terza Ricerca”, avviata negli anni Ottanta del Novecento da Neill e Wright. Padre Michelini, infatti, cerca di porre Gesù nel suo contesto giudaico, avvalendosi sia di fonti giudaiche, tratte dalle pagine dello storico Giuseppe Flavio, sia da alcune scoperte archeologiche, legate soprattutto alla città di Cafarnao. Al tempo stesso il biblista accenna solamente alla disputa se questa giornata di Cafarnao sia un racconto storico o, invece, una giornata più ideale che reale raccontata dall’evangelista.

Questo perché? Innanzitutto in quanto Michelini vuole sottolineare come il Gesù raccontato dal vangelo marciano nella descrizione di quella giornata sia per l’essere umano di oggi la radice dell’umanesimo, come egli renda l’uomo più uomo, liberandolo da ogni schiavitù, non ultima quella di un modo malsano di vivere la propria affettività, il quale danneggia pesantemente il modo di vivere le nostre relazioni umane. Gesù a Cafarnao si mostra “modello” dell’uomo, riconducendolo al progetto che Dio aveva per lui. L’essere umano è l’opera più grande che Dio ha compiuto nella creazione del mondo e Gesù è venuto per restaurarla. Non a caso, pone in risalto Michelini, l’episodio di Cafarnao avvenga proprio di sabato, in quello Shabbat nel quale vi è l’obbligo di astenersi dal lavoro, da qualsiasi opera. Il giorno della festa diviene il giorno della restaurazione. Afferma il biblista: «Salvando l’uomo, Gesù salva anche il senso dello Shabbat» (p. 60).

Michelini pone in risalto come nella pericope marciana analizzata nel suo volume Gesù si mostri nei panni di un viandante chiamato ad attraversare alcune soglie importanti del suo cammino. Passerà così dalla sinagoga, uno spazio pubblico ma chiuso, alla casa di Pietro, uno spazio sempre chiuso ma stavolta privato, alla porta, uno spazio privato aperto, per poi uscire dalla città e oltrepassare così l’ultima soglia, andando oltre Cafarnao, oltre la “Città della Consolazione”, come la definiva Origene.

Nel passare da una soglia ad un’altra Gesù sarà chiamato a confrontarsi con il male, con la malattia, con la legge, con il rifiuto da parte di coloro ai quali era stato inviato, con la propria morte. Di soglia in soglia Gesù si fa testimone di una “mistica dagli occhi aperti” che diviene sempre più una “mistica dell’avvicinarsi”. Su quelle soglie egli incontra l’essere umano, ossia, come evidenzia Michelini, l’uomo imprigionato che cerca la libertà, il ferito che cerca la salvezza (cfr. p.121). Gesù guarisce molti, ma cura tutti.

L’analisi condotta da Michelini con grande maestria riprende in mano ognuna delle cinque vie delle quali si parlerà a Firenze nel Convegno Ecclesiale Nazionale.

Uscire. Gesù esce per incontrare la povertà e la creaturalità dell’essere umano, la sua finitudine fisica e morale. Esce per curare e sollevare coloro che sono in difficoltà, per donare la propria vita, ponendo anche la morte all’interno della sua missione. Ma il vero uscire di Gesù si trova pienamente, secondo Michelini, nel suo colloquiare con il Padre, nel cercare la sua volontà. Uscire per non lasciarsi imprigionare dai troppi impegni, per trovare la prospettiva giusta, per non morire di asfissia intrappolato in rapporti umani soffocanti.

[Vedi anche il video Uscire, la prima via per #Firenze2015. Parla Emanuela Vinai]

Annunciare. Gesù esce per allargare lo spazio sacro, per far sì che ogni luogo venga toccato dalla sua presenza e dalla sua grazia. L’evangelista Marco, molto più degli altri tre, ci presenta un Gesù che è Maestro, che compie il suo primo miracolo insegnando ed annunciando una parola che libera e salva. Ma nella sinagoga di Cafarnao, Gesù prima di insegnare ascolta. L’annuncio nasce dalla fede e la fede dall’ascolto. Questo è il grande insegnamento che ci dà l’evangelista narrando questo episodio. Oltretutto quella sinagoga, paradossalmente, come ricorda Michelini, è stata fatta costruire da un centurione pagano, proprio ad indicare che tutti hanno bisogno della Parola di Dio.

[Vedi anche il video Annunciare, la seconda via per #Firenze2015. Parla monsignor Domenico Pompili]

Abitare. Non sappiamo, secondo il nostro autore, con certezza se Gesù abbia o meno posseduto una casa propria. Certamente ha abitato la casa di Pietro, ha mangiato lì, si è riposato, ha accolto amici e discepoli dando a quella casa un nuovo senso. Abitare, infatti, vuol dire trasformare la propria casa in una comunità: attraversandola, senza rimanervi vincolato, trasformandola attraverso una critica delle relazioni, ed espandendola, facendo della premura dei rapporti familiari il modello per quelli comunitari. Ma Gesù non abita solo la casa, ma anche la città, facendosi lui stesso cittadino, membro della sua comunità, attento ai bisogni e alle necessità della sua gente. La preoccupazione politica di Gesù diviene forma di carità a favore degli uomini e delle donne con i quali condivide la vita in quella città. In questo modo l’abitare è anche uno “stare”.

[Vedi anche il video Abitare, la terza via per #Firenze2015. Parla suor Lucia Sacchetti]

Educare. Come abbiamo detto sopra Gesù annuncia non come gli altri, ma con quella autorevolezza data dal suo essere l’unico Maestro. Una missione, questa, che lui non abbandonerà mai né in parole né in opere. Gesù educa i discepoli nel comprendere cosa sia il Regno di Dio e cosa significhi il seguire lui. Come afferma Michelini «l’autorevolezza di Gesù sta nella verità della parola di Dio […]. La parola di Gesù ha la potenza di cacciare i demòni, perché ha dentro di sé la verità». Gesù educa l’essere umano a lottare contro il male, a non temere il male, a vincere le sue crisi con la forza della fede.

[Vedi anche il video Educare, la quarta via per #Firenze2015. Parla Chiara Giaccardi]

Trasfigurare. La giornata di Cafarnao raccontata dall’evangelista Marco ed esaminata con cura da Giulio Michelini, mostra infine come Gesù abbia voluto riempire di un nuovo senso la nostra quotidianità, caratterizzata da un tempo e da uno spazio ben precisi. L’invito che egli ci fa è quello di vivere ogni istante della nostra esistenza stando vicini a lui. Il nostro tempo, se non è vissuto in comunione con il Padre e come dono agli altri, diviene sprecato. Gesù nella “città della consolazione” irrompe nel tempo e nello spazio dando loro un nuovo significato, cioè quello di essere un tempo e uno spazio della salvezza. Il tempo non è più circolare, poiché non è più scandito dal percorso degli astri. Gesù è il nuovo ordinatore delle coordinate spazio-temporali dell’essere umano riempiendole della sua grazia e della sua salvezza e facendole uscire dai cardini della mera immanenza.

[Vedi anche il video Trasfigurare, la quinta via per #Firenze2015. Parla dom Bernardo Gianni]