Un dialogo per l’Italia

Una inaspettata opportunità si è dischiusa ieri sera con la formazione del Governo di Enrico Letta.

In uno dei momenti più difficili della storia patria, quando tutto sembrava rischiosamente immerso nel non senso politico e nell’autolesionismo condito da inguardabili scorrettezze, è arrivata col sussulto determinato del Colle, dapprima la decisione di affidare ad un giovane ma competente politico, la responsabilità di guida del Paese e finalmente, tanto attesa, la nascita di un nuovo Governo.

Le serie condizioni in cui versa l’Italia non consentono più il perpetrarsi di paralizzanti posizionamenti politici, e l’identitarismo, coltivato come una ultima ciambella di salvataggio da classi dirigenti incapaci di rigenerarsi nell’attuale momento storico-politico, non è più un lusso che il Paese può permettersi.

Nel contempo le recentissime vicende elettorali hanno espresso populismi a-democratici di neoformazioni incapaci di favorire la realizzazione dei propositi di rinnovamento all’interno delle sacrosante strutture istituzionali, finendo per rendere sterile il consistente novero di voti conseguito dai molti elettori che, abbandonate comprensibilmente le forze politiche tradizionali, hanno confidato che alle nuove parole d’ordine seguissero concreti fatti di governo.

Il Governo Letta nasce offrendo personalità competenti e non divisive, con la scommessa che un dialogo per l’Italia possa essere la chiave per una concordia politico-istituzionale all’interno della quale immergere esperienze e sensibilità che soltanto chi continui ad usare parole d’ordine di un armamentario politico oramai desueto, può definire come molto diverse tra loro.

Il Governo Letta è un Governo moderno e molto europeo, di quei governi che all’estero saranno comprensibili perché interpretati semplicemente con le parole dei suoi protagonisti, chiamati a riavviare con piglio necessariamente riformista, i tanti meccanismi dell’Italia che si sono ossidati a causa di quel modo di tirare a campare che sta rischiando di sprecare senza rimedio le energie delle nuove generazioni, così di quelle di mezzo espulse dai processi produttivi.

Se dall’attuale debolezza dei partiti, è venuto fuori un Governo che mette in pista finalmente anche una classe politica giovane, così insieme ad alcune eccellenze tecniche, anche molte donne apportatrici di una sana dose di concretezza, allora questo Governo merita la fiducia e se qualcuno sarà chiamato a darla pur dovendo affrontare qualche conflitto interiore coi propri convincimenti individuali, questi dovrà sapersi consolato per aver fatto con coraggio la cosa più giusta e magari ancor più confortato se il prosieguo, come tutti speriamo, sarà migliore dell’oggi.