Tra le macerie di Amatrice per rinnovare una promessa d’amore

Ad Amatrice, dove ancora il dolore riecheggia tra brandelli di case e macerie, Anna Maria ed Ernesto hanno scelto di rinnovare le loro promesse di matrimonio.

Era forse possibile che questa terra, così dilaniata dalla distruzione, così fatalmente indifesa dinanzi all’annichilimento sismico, così fragile, potesse farsi culla per il rinnovamento di una promessa? Di un amore?

È proprio qui, ad Amatrice, qui dove ancora il dolore riecheggia tra brandelli di case e macerie, che una coppia di sposi, Anna Maria ed Ernesto Martini, hanno scelto di rinnovare le promesse del loro matrimonio celebratosi originariamente cinquant’anni fa presso la Cattedrale di Santa Scolastica di Subiaco e che oggi, in nome di quel medesimo incondizionato amore, si ripete nel prefabbricato del Centro Comunità parrocchiale di Sant’Agostino di Amatrice.

Questo giorno, il 1 maggio, nel gioioso trascorrere di quelle ore, una terra così apparentemente priva di vita, si è meravigliosamente riappropriata della sua luce. Attraversata dalla commozione, dalla tenerezza, rinasce nella carezza profonda di un rinvigorito vincolo d’amore.

E al richiamo di quell’amore così diffuso e autentico accorrono in molti. Tutti ricordano come anche il matrimonio, sebbene spesso luogo di crepe e di tribolazioni, possa confluire verso un’insaziabile dolcezza.

Così infatti afferma mons. Giuseppe Molinari, già vescovo di Rieti e arcivescovo emerito della città dell’Aquila nell’affettuosa omelia rivolta alla famiglia Martini: «Tu sai, o Signore, che questa storia d’amore di Ernesto e Anna Maria è stata una storia molto bella, ma tu sai anche che la più bella storia d’amore non mette mai a riparo dalla croce. E la croce si è presentata con la malattia di don Giorgio, l’unico fratello di Anna Maria».

«Tuttavia – ha aggiono mons. Molinari – mentre pronuncio la parola croce, sento di tradire la verità. Perché la verità, o Signore, è che la presenza di don Giorgio nella famiglia di Ernesto e Anna Maria, non è stata mai una croce ma una presenza carica di grazia e di benedizioni».

Tanti gli amici presenti. Ad essi gli sposi avevano chiesto di non far loro regali ma di sostenere dei piccoli progetti volti alla ricostruzione delle terre amatriciane colpite dal sisma. In questo gli sposi sono stati ascoltati e ringraziano tutti per la loro generosità. Durante la celebrazione mons. Molinari era contornato da una schiera di sacerdoti amici provenienti da varie parti d’Italia e non solo. Proprio loro, invitati dallo stesso presule, hanno preso parola ed espresso un pensiero dal quale trapelava la conoscenza e l’amicizia che li legava agli sposi.

Don Savino D’Amelio, parroco di Amatrice, ha voluto ringraziare gli sposi per la scelta significativa del Centro, unico luogo aperto al culto in Amatrice. Don Zeliço Tanjic, Rettore dell’Università di Zagabria, ha espresso la sua gratitudine al Signore: «per avergli dato la grazia di far parte della loro famiglia e per l’amicizia e l’affetto che da oltre vent’anni gli riservate». Non ultimo don Luca Rocchi, loro amico carissimo e già loro parroco a Cerreto Laziale, ha voluto esprimere con una preghiera, l’augurio «che Anna Maria ed Ernesto portino il frutto dello Spirito Santo nella vita quotidiana».

Dopo la cerimonia il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, presente ad Amatrice, è venuto a salutare Mons. Molinari suo predecessore e con l’occasione ha salutato gli sposi e anche gli amici presenti. Nel lasciare la città, gli sposi hanno salutato il sindaco Sergio Pirozzi. Tutti gli intervenuti hanno conservato un commosso profondo ricordo nella speranza che un giorno Amatrice possa essere attraversata di nuovo dalla gioia di un tempo.

Io, che scrivo, auguro ai miei nonni che oggi, come ogni giorno, il Signore possa essere per loro rifugio, fortezza, aiuto, e carezza profonda; e possano essere sempre uniti in questo vincolo d’amore che Lui stesso, avvolgendolo, ha reso possibile. E anch’io partecipo al ritorno alla vita di Amatrice in un’aurea nuova.