The Lonely Island

La fiducia in un’unione delle nazioni europee storicamente non è caratteristica del carattere e della politica Britannica.

Dal 500 la loro politica internazionale è stata caratterizzata dal disinteresse riguardo le vicende interne che affliggevano i vicini stati continentali, dei quali interessava solo che mantenessero un equilibrio politico duraturo, dal quale non potesse emergere nessun egemone, per poter godere di liberi scambi commerciali.

Il Canale della Manica ha sempre rappresentato un limes indiscusso per i sudditi di Sua Maestà, abituati ad interpretare il mondo in chiave britanno-centrica.

A riguardo, secondo alcuni in epoca Vittoriana per altri durante gli anni 30, apparse su di un quotidiano inglese (realtà o leggenda?) un titolo molto particolare che descriveva una inconsueta condizione metereologica di allora: “Nebbia densa nel Canale. Il Continente è isolato”.

Oggi come ieri l’euroscetticismo ritorna prepotentemente sulla scena nell’opinione pubblica britannica. Ad ingigantire i suoi effetti collaborano la crisi dell’eurozona e la divisione sempre più visibile, che si sta instaurando tra i paesi UE dell’Europa del nord e quella del sud.

Significativo al riguardo il risultato delle Local Election del Maggio 2013 le quali, anche se vinte dai Laburisti, hanno mostrato il diffuso consenso di cui attualmente gode l’ UKIP (United Kingdom Independence Party).

Il partito di Nigel Farange (noto per le sue arringhe marcate da un profondo euroscetticismo isolano al Parlamento Europeo) che si pone come obiettivo l’uscita dall’UE, si è attestato saldamente come terzo ottenendo il 23% dei voti. L’UKIP è emerso erodendo il bacino dell’elettorato del partito conservatore il quale, pur essendo il secondo più votato, ha guadagnato il 25% dei voti perdendo rispetto alle scorse consultazioni l’8% (335 consiglieri). Uno scarso 14% è il risultato ottenuto dai Liberal Democratici di Clegg con i quali Cameron governa in coalizione.

I dati emersi dalle Local Election non rassicurano certo il Governo, che rischia di spaccarsi sull’acceso dibattito riguardo la permanenza in UE. David Cameron, assediato da un’opinione pubblica ed un partito conservatore sempre più euroscettici, ha a malincuore ceduto alle richieste Tories di appoggiare la richiesta di discutere un progetto di legge allo scopo di indire un referendum sulla permanenza in UE, da tenersi entro il 31 dicembre 2017.

Tutto questo accade gli stessi giorni durante i quali Barack Obama ha pubblicamente esortato il Regno Unito ad interessarsi di più delle vicende dell’Unione. Dopo tutto gli USA non intendono perdere la possibilità di prendere parte (indirettamente) nei processi decisionali che regolano la sua economia gemella.

Sotto questa luce le elezioni politiche del 2015 rappresenteranno una proiezione della fiducia che i britannici ripongono nell’UE. Un’ipotetica vittoria dei Conservatori sommata ad una buona percentuale di voti ottenuta dall’UKIP (nati nel ’93 da una scissione dal primo partito) porterebbe di sicuro al referendum, constatando che 100 parlamentari conservatori hanno da poco promesso ai loro elettori che questo si terrà a tutti i costi.

Se in futuro il Regno Unito deciderà di uscire dall’Unione Europea perderebbe anche i vantaggi che da questa derivano. Politicamente ne risentirebbe la collaborazione tra i Big Three (Germ, UK, Fra) e svanirebbe per sempre il sogno (utopistico) di un’integrazione immaginata come una sedia a quattro gambe, delle quali una sarebbe rappresentata dall’Italia consegnando definitivamente l’UE all’asse Franco(?)-Tedesca.

Pensando ai veti di De Gaulle, all’istituzione dell’EFTA ed al famoso “I Want My Money Back!” di M. Thatcher, ci si rende conto che la storia del rapporto UE-UK è sempre stata altalenante ed ambigua, alternata da periodi di entusiasmo ed altri di ossessiva gelosia per la propria sovranità politica.

I sudditi di sua maestà hanno sempre tenuto “una mano sulla maniglia” come ha poco tempo fa commentato Van Rompuy, e questa volta, una volta chiusa, la porta non verrà più aperta. Sarà il caso di dirci Goodbye?