Terremoto, un mese dopo. Mons. Pompili: «non commettere l’errore di riprendere tutto come se nulla fosse accaduto!»

“In questo interminabile mese che ci lasciamo alle spalle mi sono chiesto spesso che cosa ci direbbero quelli che non sono più tra noi. Non ho trovato una risposta puntuale, se non immaginaria. Ho percepito però un grido che sale dalle tante, troppe, vittime di questo evento catastrofico: non siate superficiali!”: lo ha detto monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, celebrando questa mattina, ad Amatrice, la messa per le vittime del terremoto, a un mese esatto dalla tragedia che ha devastato il Centro Italia provocando 297 vittime, molte delle quali proprio nel piccolo centro del reatino.

“Non separate mai la giovinezza dalla vecchiaia, l’istante dall’eternità, l’energia dal senso: in altre parole la vita dalla morte. E oggi ce lo ripetono sommessamente: non commettere l’errore di riprendere tutto come se nulla fosse accaduto! Qualcosa è cambiato e definitivamente. Ma non è l’ultima parola”, ha sottolineato il vescovo che durante la messa ha battezzato la piccola Alessia. Commentando le Scritture il presule, che sin dai primi momenti è stato in mezzo alla gente di Amatrice e Accumoli, ha esortato i fedeli, che affollavano a centinaia la tensostruttura allestita nel vecchio campo di calcio, “a contare i nostri giorni per acquistare un cuore saggio”, parafrasi del Salmo 90. Di quale cuore si tratta?

“Di un cuore che sa ascoltare senza fretta il dolore che permane e logora tutti, introducendo a piene mani stanchezza, impotenza, rabbia. La saggezza, al contrario, – ha spiegato mons. Pompili – ci fa lucidi, vigilanti, sobri. E ci invita a camminare rasoterra senza smettere di guardare in alto. Dobbiamo riprendere a camminare così. Lo dobbiamo, anzitutto, a questa bambina che sta per essere battezzata, ma anche a questi luoghi che già hanno conosciuto l’abbandono e non meritano il deserto”.

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