Terremoto: funerali a Pomezia. Mons. Semeraro (Albano), “solo pronunciare questi nomi oggi è doloroso”

“Grande, in tutti noi, e ben vivo è il senso della compassione per le vittime che sono nelle bare, portate in questa piazza”. Lo ha detto, oggi pomeriggio, monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, celebrando i funerali di sei vittime del terremoto in piazza Indipendenza, a Pomezia.

“Pomezia (e non solo questa Città) è tutta qui, nella sua veste pubblica e ufficiale e nella sua realtà di popolo, tutta compresa nella triste vicenda di chi è morto nella più tenera età, come il piccolo Gabriele con la giovane cugina Elisa e la coetanea Arianna, e poi Andrea, Rita, Irma … Sono figli di questa comunità”, ha ricordato il presule, che domani pomeriggio, a Nettuno, celebrerà le esequie di altri due bambini di 14 e 12 anni, Ludovica e Leonardo, morti con il loro papà Ezio, un uomo della Polizia di Stato, e con i due nonni materni, Rocco e Maria Teresa. “Tutti questi nomi, che già solo pronunciare oggi è doloroso – ha sottolineato monsignor Semeraro -, per i loro parenti superstiti sono molto di più; sono indici di affetti, di speranze, di storie che nel loro animo hanno risonanze per tutti noi indescrivibili”. Attorno a tutti loro “noi ci stringiamo con cuore addolorato e partecipe”. C’è, però, ha avvertito il vescovo, “un elenco purtroppo ancora più lungo; molto più lungo, sicché il nostro pensiero si allarga alle tante altre vittime (al momento 268, dicono) di questo terremoto. Quelle persone noi non le conosciamo, ma ugualmente le amiamo. Sulle labbra di quanti crediamo nella vita eterna promessa da Gesù, sorge spontanea l’antica preghiera: l’eterno riposo, dona loro, Signore e splenda per loro la luce perpetua; riposino nella pace”.