Terremoto: le associazioni reatine scrivono al Commissario Errani: «ricostruzione concordata e mirata»

Le associazioni Amar, Alcli, Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, Postribù Onlus, Associazione Parkinson Rieti, Consultorio Familiare Sabino e Lilt hanno scritto al Commissario Vasco Errani, e ai Responsabili dell’Emergenza terremoto in corso, chiedendo un maggiore coinvolgimento.

Le realtà associative hanno sottolineato che il proprio impegno è pieno sin ai primi momenti, «sostenendo le popolazioni colpite dal tragico terremoto, cercando di soddisfare quei bisogni che, inevitabilmente in queste enormi emergenze, sfuggono persino allo splendido lavoro messo in campo dal sistema di Protezione Civile».

«Oltre ai primi interventi in questa prima fase d’emergenza, senza interferire con il coordinamento degli aiuti e ognuno per le proprie peculiarità» i volontari chiedono di potersi mettere a disposizione «per intervenire prioritariamente su quei soggetti più deboli che in queste circostanze hanno bisogno di maggior supporto (anziani, bambini, malati, portatori di handicap) e che comunque necessitano costantemente di un tempestivo intervento di supporto materiale e psicologico (chi ha perso tutto o quasi, aziende in difficoltà)».

E in attesa di un riscontro in tal senso, rappresentano «quanto emerso proprio da questi primi interventi sul campo in funzione delle seconda fase dell’emergenza e del processo di ricostruzione».

La percezione evidente è che sia necessario andare ad intercettare le esigenze di ogni singola famiglia se si vuole realmente evitare lo sfaldamento di queste piccole comunità locali.

«I numeri – spiegano dalle associazioni – non sono altissimi e sono già diverse le situazioni che abbiamo incontrato principalmente nelle frazioni e che, in ogni caso, ci rappresentano la stessa esigenza di cominciare da subito a ricostruire la propria esistenza di vita (l’abitazione e gli eventuali spazi aziendali) da subito e in una prospettiva definitiva, senza necessariamente passare per una seconda fase transitoria che comporterebbe solo spreco di denaro pubblico e li costringerebbe comunque a vivere per mesi in condizioni precarie e poco dignitose».

Ci rendiamo conto che la situazione nei capoluoghi di Amatrice, Accumoli e Arquata è ben diversa dagli altri piccoli centri abitati, ma quello che accomuna tutti è la perplessità di dover gestire una “filiera di vita” (lavorare, accompagnare i figli a scuola, curarsi, mantenere un legame sociale con gli altri) per almeno sette mesi lontano dal territorio dove vorrebbero tutti tornare a vivere ma nel quale l’attuale prospettiva (di cui si ha notizia solo con il passa parola e tramite i media) è quella di un’ulteriore fase transitoria prima della ricostruzione definitiva.

In conclusione, dalle associazioni di volontariato viene avanzata l’esigenza di discutere «al più presto» con le istituzioni e i residenti dei comuni colpiti, il tema di «una ricostruzione concordata e mirata verso ogni singola esigenza familiare, cercando di favorire quanto più possibile soluzioni autonome immediate di ricostruzione/dislocazione definitiva degli stabili compromessi. Ad esempio evitando di edificare Moduli Abitativi Provvisori (MAP) in situazioni dove è più sensato fornire un corrispondente contributo alla ricostruzione definitiva, magari con gli stessi tempi previsti per i MAP, si ridurrebbe lo spreco di risorse pubbliche che verrebbero liberate per altri interventi di sostegno».