Terra Santa: mons. Pizzaballa (Patriarcato), “perserverare per la pace”

“La pace tra Israele e Palestina, in Iraq e in Siria sembra lontana e difficile, tanto da far pensare a parole vuote. Ma noi religiosi e uomini di Dio, noi, dobbiamo continuare a perseverare innanzi tutto nella preghiera per la pace e anche per creare una mentalità di pace”. Lo ha detto l’amministratore apostolico del Patriarcato latino, monsignor Pierbattista Pizzaballa, in un’intervista al Centro Cattolico di Studi e Media della Giordania. “Dobbiamo fare del nostro meglio per incoraggiare i dirigenti politici della Terra Santa perché offrano un futuro di pace a tutte le generazioni”. In questo ambito, ha aggiunto, “la Giordania gioca un ruolo chiave. Tutti i Paesi hanno dei nemici mentre la Giordania è un Paese che è in dialogo con tutti i Paesi del Medio Oriente. Così, la Casa Reale in Giordania è importantissima perché aiuta i Paesi a dialogare e a riunirsi. È questo l’unico ambiente in cui ciascuno può trovare la libertà e la pace. È un contesto unico che noi dobbiamo coltivare. In Giordania la situazione è ancora stabile, calma e serena. Le relazioni tra i diversi gruppi, cristiani e musulmani, sono serene e molto positive: per questo dobbiamo avvero ringraziare il Signore”. Da sottolineare per mons. Pizzaballa, tutto quello che la Chiesa giordana ha fatto in questi ultimi anni, in particolare per i rifugiati. “La Giordania, dopo tutto, è un piccolo Paese che ha accolto milioni di rifugiati in arrivo dall’Iraq e dalla Siria, il che non è per nulla ovvio e va stimato; questo vale anche per i cristiani, la Chiesa, la Caritas e le altre istituzioni collegate alla Chiesa. La Chiesa accoglie tutti i rifugiati, in particolare i rifugiati cristiani, cosa questa molto importante. Ringrazio la Chiesa per essere divenuta un punto di riferimento importante per la vita di milioni di rifugiati in Giordania”. Altro punto a cuore di Pizzaballa è il turismo religioso; “è importante per le Chiese del mondo venire a camminare sulle orme di Gesù Cristo”. I pellegrinaggi, infatti, “possono incoraggiare il processo di pace in Medio Oriente, in Giordania e in Terra Santa perché il turismo rappresenta un fattore di opportunità per tanti. Perché, quando c’è il lavoro c’è una prosperità economica che fa bene a tutta la società nel suo insieme”.