Al tempio del Terminillo l’arte, la fede, la memoria

L’estate montana segnata dalle celebrazioni per i cinquanta anni della dedicazione. Nei vari appuntamenti proposti dalla fraternità monastica il senso di gratitudine nel ricordo di chi tanto ha lavorato per l’insigne opera che celebra la gloria di san Francesco una testimonianza e un impegno che oggi continua.

Grati a Dio e ad ogni amico», lo slogan con cui i monaci del Terminillo hanno voluto esprimere i sentimenti di gratitudine e di condivisione delle celebrazioni che in quest’estate 2014 hanno voluto far memoria del 50° della consacrazione della chiesa affidata alle loro cure pastorali dalla fine degli anni Novanta, quando padre Mariano Pappalardo ereditò dai conventuali la custodia del santuario montano dedicato a san Francesco, dando poi vita alla piccola fraternità monastica della Trasfigurazione.

Un cammino intenso, quello vissuto da padre Mariano e da don Luca con la fraternità, in questi anni in cui, pur aggiungendo altri servizi e attività in diocesi, hanno voluto mantenere al Terminillo il cuore della particolare esperienza che punta a coniugare la spiritualità benedettina con quella francescana di cui la valle reatina è impregnata e che nel tempio eretto sulla montagna, per iniziativa dell’indimenticato padre Riziero Lanfaloni, ha inteso trovare una sintesi declinata nel senso di un trionfo glorioso.

Lo ha sottolineato, padre Pappalardo, questo singolare “sposalizio” tra lo spirito di Benedetto e quello di Francesco, nell’intervento tenuto in occasione della presentazione del libro d’arte con cui si illustra storia, bellezza e valore spirituale del Templum pacis sancto Francisco Italiæ Patrono dicatum: così il titolo del libro, secondo l’iscrizione che compare sopra il portale d’ingresso del maestoso tempio terminillese.

Riprendendo i contenuti del capitolo a sua firma presente nel volume stesso, il sacerdote benedettino ha riletto la sua esperienza terminillese come una “restituzione” da parte dei francescani di quanto ricevuto agli inizi da Francesco che venne aiutato dai benedettini.

Nelle pagine del volume si ripercorre la storia dell’avventura in cui tanto credette padre Riziero nell’edificare il tempio montano: figura che nel libro è ricordata da padre Luigi Faraglia, primo suo successore alla guida della parrocchia terminillese, lui che, nativo di Lisciano, il paesino alle pendici del monte, gli aveva fatto da chierichetto e che, il giorno della ricorrenza liturgica dell’Anniversario della dedicazione del tempio, ha poi presieduto la solenne concelebrazione.

Alla presentazione del bel volume (che ripercorre anche il valore artistico e propone una lettura spirituale di tutte le meraviglie che arricchiscono l’interno del tempio) sono intervenuti – con la conduzione del giornalista Paolo Di Lorenzo – Manuela e Roberto Marinelli, oltre all’avvocato Innocenzo De Sanctis, presidente della Fondazione Varrone che ha finanziato la pubblicazione del libro e che, ha annunciato egli stesso, interverrà a sostenere il restauro della più maestosa opera artistica che splende all’interno del templum pacis e bisognoso di interventi: il grande mosaico raffigurante la Creazione.

Le celebrazioni del 50° avevano avuto un momento commovente nel pomeriggio con cui si sono voluti ricordare i tanti operai che, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, salivano da tutta la valle al Terminillo per lavorare al cantiere dell’erigenda chiesa. Sono stati ritrovati alcuni nomi, consegnando a loro o a loro congiunti – oltre che ai sindaci di tutti i Comuni che costeggiano il massiccio terminillese, in rappresentanza delle rispettive popolazioni da cui provenivano le maestranze – un diploma di riconoscimento per mano del prefetto Chiara Marolla.

E sempre al valore della memoria è stato dedicato l’ultimo appuntamento, dando spazio a testimonianze e ricordi degli anni “gloriosi” in cui padre Riziero animava la “montagna di Roma” e contava su tanti amici. Tra loro, si è ricordata il la figura dell’onorevole Filippo Micheli (era presente all’incontro lo storico “delfino” del deputato umbro nel territorio sabino, Emilio Di Ianni), la cui famiglia continua la sua opera di benefattore della chiesa terminillese e al quale si è intitolato il sottostante centro parrocchiale che costituisce oggi una struttura pastorale che vuol essere di servizio alla comunità ecclesiale come a tutta la realtà socio– culturale.

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