Taizé: a Roma a Strasburgo

Ieri sera nel corso della preghiera a san Giovanni in Laterano, frère Alois, priore della comunità di Taizè ha annunciato che il prossimo incontro europeo promosso dalla comunità si terrà a Strasburgo. Dalla città “eterna”, sede del papato, al cuore delle istituzioni comunitarie: sarà Strasburgo, sede del Parlamento europeo, del Consiglio d’Europa e della Corte europea dei diritti dell’uomo la città che ospiterà, a fine 2014, il prossimo “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, organizzato dalla comunità di Taizé. Al momento dell’annuncio erano presenti l’arcivescovo della diocesi, mons. Jean-Pierre Grallet e il sindaco della città, Roland Ries. Strasburgo, ha sottolineato frère Alois è una città “al confine tra due paesi, una città simbolo della riconciliazione in Europa, un simbolo di un’Europa aperta e solidale”: in effetti i giovani verranno accolti sia nella parte francese dell’Alsazia, sia nella parte tedesca del Baden. Frère Alois ha anche ricordato l’incontro del giorno precedente con il papa, a piazza San Pietro, sottolineando che “la preghiera la scorsa notte con Papa Benedetto XVI rimarrà impressa nella nostra memoria come una luce per aiutarci ad andare avanti”.

Annunciatori di fiducia.

Nella stessa preghiera ha preso la parola il card. Agostino Vallini, che dopo il benvenuto ai ragazzi si è rivolto a loro dicendo che “abbiamo cercato di accogliervi con semplicità ed affetto nelle parrocchie, nelle famiglie, nelle comunità religiose e in tutte le strutture che abbiamo trovato, anche con l’impegno particolare e generoso del comune di Roma”. Il porporato ha notato che a Roma “le nostre catacombe, le nostre splendide basiliche, come le numerose chiese e cappelle in tutto il territorio della nostra metropoli, attestano la fede sincera dei romani lungo i secoli fino ai nostri giorni” anche se “nel nostro tempo, nuove sfide si pongono alla fede, sempre più spesso messa in discussione. E la Chiesa di Roma è impegnata ad annunciare il Vangelo, in modo che i nostri contemporanei possano accoglierlo e viverlo con entusiasmo”. Il cardinale ha infine espresso l’augurio che ognuno dei giovani presenti “ritorni nel proprio paese con grande fiducia nel suo cuore che Gesù Cristo è la via che spiega l’uomo all’uomo, che riconcilia gli uomini tra di loro, che li appassiona alla costruzione di un mondo in cui la giustizia e la pace possono essere condivise tra tutti gli uomini, soprattutto trai i più poveri. Credete, cari giovani, che questa fiducia in Gesù Cristo è ben riposta e contribuite con il vostro cammino spirituale, con il vostro impegno e il vostro entusiasmo a generare speranza nel mondo. Siate annunciatori di fiducia presso ogni uomo e donna che incontrate sul vostro cammino”.

In sinagoga.

Molti gli incontri proposti nel pomeriggio ai giovani, spesso a carattere ecumenico ma anche interreligioso: va in questo senso il significativo momento vissuto ieri alla Sinagoga di Roma con annessa visita del ghetto. Il giovane rabbino Ariel Di Porto ha presentato la comunità ebraica romana, spiegando che oltre al Tempio maggiore ci sono altre 14 sinagoghe in città che sono non “solo luogo di preghiera, ma anche di studio e d’incontro”. Il rabbino è stato ascoltato attentamente da un centinaio di giovani, i maschi indossavano tutti rispettosamente la kippah, mentre raccontava la storia lunghissima della comunità di Roma che ha 22 secoli ed è forse l’unico caso al mondo di una presenza ininterrotta e costante degli ebrei nel medesimo posto. Il rabbino ha poi spiegato che a Roma si pratica un rito più antico di quello delle due grandi famiglie in cui è diviso l’ebraismo, la sefardita e l’ashkenazita, “probabilmente portato dagli ebrei di Gerusalemme arrivati in seguito alla prima diaspora provocata dai romani”. L’incontro è continuato con la spiegazione di alcuni fondamenti della religione ebraica e delle feste più importanti poi i ragazzi sono scemati nel ghetto dove alcune lapidi ricordano a tutti dove è cominciato e cosa è stato il rastrellamento tedesco durante l’ultimo conflitto mondiale.

Voci di pellegrini.

L’esperienza di Taizé è anche accoglienza in famiglia, un modo ulteriore che favorisce l’incontro. Mariasofia Miscia, ospita a casa sue due ragazze francesi “per aiutarle a vivere meglio questa esperienza. Non sempre è facile capirsi ma tra una parola d’italiano, una in francese e un po’ d’inglese alla fine ci si comprende”. La giovane, che fa parte di un gruppo giovanile della parrocchia romana di Santa Maria Immacolata di Lourdes racconta che lei insieme ai suoi compagni hanno deciso di vivere l’esperienza di Taizé a Roma e hanno poi “trasferito” il loro entusiasmo ai genitori che “hanno aperto le porte di casa”. Mateusz Mihalshi, polacco di 25 anni è invece la prima volta che partecipa all’incontro europeo e racconta “di aver rischiato di diventare un ‘cattivo ragazzo’: sto provando a cambiare e sto cercando Dio in questo momento. Alcuni amici mi hanno parlato di Taizé e mi ha affascinato l’idea di conoscere nuove persone e nuove culture. Durante i momenti di preghiera ho sentito la bellezza del pregare insieme, del percepire la chiesa in cui mi trovavo come la mia casa, non mi sono sentito straniero”.