Sulle dimissioni di Don Ferdinando Tiburzi

È apparso sulla pagina locale de «Il Messaggero» del 9 dicembre un articolo relativo alle dimissioni del Reverendo Don Ferdinando Tiburzi da Parroco di Cittaducale, ripetutamente annunciate (19 agosto 2009, 6 aprile 2010, 9 agosto 2010, 17 settembre 2010, 16 febbraio 2011) e date in modo irrevocabile da lui medesimo con una lettera indirizzata a Monsignor Ercole La Pietra, Vicario Generale, il 18 novembre : «… Le chiedo la gentilezza di comunicare a Sua Eccellenza la mia decisione irrevocabile di dimettermi da Parroco di Cittaducale…».

A margine del modo sufficientemente corretto di riportare la notizia, sembra opportuno sottolineare alcuni aspetti della vicenda, soprattutto a tutela dei fedeli di Cittaducale e della serenità necessaria agli animi per il prosieguo dell’attività pastorale, così pure per vivere cristianamente le imminenti festività natalizie.

Intanto è necessario che i fedeli sappiano che, in base a due delibere della CEI (n° 5/1983 e 17/1984), le nomine a Parroco sono per nove anni, salvo riconferma.

Monsignor Delio Lucarelli, Vescovo di Rieti, con una lettera del settembre scorso, ha rinnovato l’incarico a Don Ferdinando, nonostante che negli ultimi tempi vi sia stata una fitta corrispondenza dalla quale è ripetutamente emersa un’insofferenza tale, da parte del sacerdote, da non garantire un sereno proseguimento dell’attività pastorale a Cittaducale.

Peraltro, negli anni scorsi il presbitero è stato anche incaricato del ruolo di Vicario Foraneo, con la contestuale attribuzione di importanti compiti di coordinamento della zona, abbandonati negli ultimi due anni, in particolare in fase di organizzazione della Sacra Visita Pastorale nella Vicaria di Cittaducale.

La sorpresa espressa dal sacerdote e l’annuncio dato: «Non avrei mai immaginato di chiudere il mio rapporto con la diletta Comunità di Cittaducale così presto!» sono fuori luogo, poiché tutto ciò è stato voluto da lui stesso.

Da un confronto tra le missive del sacerdote e le paterne risposte di Monsignor Vescovo, di incoraggiamento ma anche di orientamento dell’azione pastorale, si evince la complessità della situazione, venutasi a creare non per ragioni gravi ma continuamente amplificate da un malcontento del sacerdote ormai in troppe occasioni sottolineato e pubblicizzato, anche attraverso i bollettini parrocchiali di Cittaducale, che dovrebbero avere altro tenore e contenuto.

A Monsignor Vescovo sta a cuore la serenità del sacerdote, come di tutti i presbìteri e diaconi della Chiesa di Rieti; ma più ancora dell’intero popolo di Dio che è a Lui affidato in quanto Vescovo e Pastore della Chiesa reatina.

È necessario che i fedeli comprendano le ragioni pastorali che hanno fatto determinare il Vescovo ad accogliere le dimissioni presentate dal sacerdote.

Massimo Casciani
Portavoce del Vescovo

 

8 thoughts on “Sulle dimissioni di Don Ferdinando Tiburzi”

  1. monica

    Sono una fedele della parrocchia di Cittaducale e sono profondamente amareggiata di quanto letto nel vostro articolo che a mio parere falsa la verità.
    Don Ferdinando è sempre stato un parroco amato da tutta la popolazione, che si è sempre messo a disposizione della cittadinanza e per essa si è sempre prodigato.
    La diatriba intercorsa tra esso e gli altri organi ecclesiastici, doveva e poteva essere risolta in altra maniera, come il vangelo ci insegna.
    Nella speranza che il Signore indichi la giusta strada e faccia si che la cittadinanza possa continuare ad ascoltare la Parola del Signore attraverso il suo servo, Sacerdote Don Ferdinando Tiburzi.

    Monica Coretti

  2. Massimo

    Mi dispiace, cara signora, ma il mio comunicato non falsa proprio niente. Non è intercorsa nessuna diatriba con gli organi ecclesiastici, come li chiama lei, il sacerdote si è dimesso più volte, fino a quando le sue dimissioni non sono state accolte. Tutto qua. Che cosa pensava, che per l’ennesima volta il vescovo dovesse genuflettersi per chiedergli di rimanere? Mica penserà veramente di essere l’unico prete sulla faccia della terra! La cittadinanza ascolterà la Parola del Signore dalla bocca di altre persone. Conta il contenuto non chi lo comunica. E’ necessario che fedeli e preti siano un po’ più ubbidienti.

  3. Monica

    Caro signor Massimo, la storia del popolo cristiano è costernata da malversazioni da parte dei potenti di ogni epoca; le dimissioni del Sacerdote non acclarano in maniera evidente ciò che ” il potentato ” ha posto in essere nei suoi confronti, anzi, possono essere considerate un ulteriore espressione di dominio con evidente costrizione all’allontanamento volontario, quale atto necessario per non prendere provvedimenti diretti e lesivi all’immagine della Chiesa. Il vescovo,quale, massimo esponente della Chiesa, nel territorio reatino, doveva, a mio parere, valutare e contemperare le esigenze della sua umile pecorella..e perdonare, come Dio vuole, se lo stesso, avesse, nell’ottica comunque, del bene della cittadinanza, commesso qualche interperanza nei suoi confronti.
    Don Ferdinando non si è mai assorto ad unico prete sulla faccia della terra in grado di predicare il Vangelo, ma come umile predicatore in grado di accrescere nei cuori della gente la voglia del Signore.
    La Chiesa è una, come Gesù predica e all’interno della stessa,non dovrebbero esistere conflitti tra i vari predicatori e le varie linee teologiche. Tutti dovrebbero avere un unico interesse, Dio, e dovrebbero in suo nome essere umili e fraterni.

  4. Massimo

    Gentile Signora, veda che il Vescovo non deve perdonare peccati o intemperanze di questa pecorella nei suoi confronti. Ha semplicemente, come è giusto che sia, preso atto delle sue dimissioni formali. Nel foglio inviato dal suo ex parroco al Vicario Generale c’è scritto così. Oggetto: dimissioni. E poi sotto: Irrevocabili.Con le parole e con le lettere, dica al suo ex parroco, non si può scherzare e giocare troppo come ha voluto fare lui pensando, lui sì, di essere protetto. Per il bene della cittadinanza? Mi faccia il piacere, per il bene solo del suo egoismo sfrenato. Perché gli fa ombra il predicatore del Papa, così non può essere lui l’unico predicatore di Cittaducale. Invece di ringraziare Dio ha creato questa divisione tra i fedeli della quale dovrà rispondere di fronte al tribunale infallibile del Padreterno. Senza nessun valido motivo, solo per se stesso, invece di pensare ai bisogni della gente ha perso giornate intere a scrivere quelle farneticazioni del giornale dell’anima e delle sue verità, come se fosse un perseguitato. Il Vescovo Lucarelli ha commesso due errori nei confronti del suo ex parroco. Quello di averlo nominato, a suo tempo, parroco di Cittaducale e quello di averlo nominato Vicario Foraneo. Ergo, ha solo sbagliato a valorizzarlo e a dargli fiducia. Si faccia dare le lettere che il Vescovo gli ha scritto sempre incoraggiandolo a continuare e a gestire le difficoltà con prudenza e saggezza pastorale. E si faccia dare gli sproloqui del suo ex parroco, in ordine cronologico, così vede bene. Provvedimenti lesivi dell’immagine della Chiesa, potentati: mi fa ridere questo modo di parlare e di pensare e mi chiedo se le nostre comunità cristiane sono formate per appartenere alla Chiesa o per sfornare tifosi del pretino di turno.

  5. luciana

    Vorrei anche io dire la mia, ma devo,doverosamente , rispondere a Massimo , qui non ci sono tifosi del pretino di turno ,come lei dice , ma fedeli cristiani. Poi, gestire le difficoltà con saggezza pastorale e prudenza ,non vuol dire: (o così o é così) quindi imposizione . Per finire lei parla di egoismo sfrenato …. ma mi faccia il piacere …..DON FERDINANDO un egoista sfrenato …… sa cosa vuol dire egoismo lei ?????? PREGO DIO per lui

  6. Monica

    Io tifo per il mio prete,ed è una scelta mia, non mi obbliga nessuno. E lei invece ? Non è forse un tifoso del vescovo ?! Lavora per lui…! Don Ferdinando non è un egoista, a me è sempre stato vicino quando ne ho avuto bisogno. Mia nonna ha 87 anni e lo stima da una vita, per mia madre è come un padre e anche per me. Conosco tante persone di Cittaducale che apprezzano il bene che Don Ferdinando ha fatto a questa terra. Trovo che lui sia stato esasperato, che ha ragione sulle suore e sulle divisioni causate dal gruppo dei Carismatici. Per quanto riguarda Cantalamessa, so soltanto che prima io andavo al convento quando volevo, ora è tutto suo, e noi civitesi non ci possiamo avvicinare nemmeno al cancello, blindato e pieno di telecamere ! Strana apertura evangelica ! Ma lui è il predicatore del Papa, guai..guai…a parlare male del Predicatore…bah !

    1. Guido D' Oronzo

      Oh, mi scusi sig.na Monica, volevo dirle una ultima cosa circa il convento dove lei andava sempre liberamente.
      Ora non è più convento, ci sono monache di clausura, non è di p. Cantalamessa che abita solo in un piccolo appartamento accanto alla Chiesa. Se lei va dalle Monache Benedettine trova le porte aperte ed entra liberamente nel monastero? Non mi pare proprio, suor Ildebranda la riceverà nel parlatorio, dopo che lei avrà suonato il campanello. Guardi che al Convento è la stessa cosa, se lei suona al campanello le monache aprono e la fanno entrare e le telecamere sono semplici videocitofoni che si usano dovunque e che le suore avevano messo prima che p. Cantalamessa si trasferisse lì. Se l’ apertura evangelica si basa su cancelli spalancati allora nessun istituto, nessun convento, nessun monastero e nemmeno le chiese che ad una certa ora chiudono le porte, sono evangeliche. Vede come è facile attribuire a qualcuno delle colpe che non ha? L’ unica colpa di p. Cantalamessa è che celebra la Messa domenicale, quando c’è, aperta al pubblico! Lì ci sono delle monache di clausura che, come le benedettine, hanno diritto ad avere la messa in casa, perchè si dovrebbe celebrare a porte chiuse? Poi, mi dice perché si nomina sempre p. Cantalamessa quando le domeniche in cui celebra lui sono molto poche e nelle altre volte celebrano altri frati? Qui non è per niente il discorso che lui sia il predicatore del Papa e non si possa toccare, questo discorso vale per qualunque prete: lì c’è una chiesa con monache di clausura e si deve celebrare la messa. Si desidera che non venga aperta al pubblico? Bene, si va dalle monache, si dicono le motivazioni valide e le monache che sono le responsabili della Chiesa, non p. Cantalamessa, decideranno di fare la Messa a porte chiuse. Bastava che don Ferdinando parlasse con le dirette interessate, senza nessuna necessità di dimettersi, almeno per questo motivo, per gli altri due motivi non esprimo parere perchè non conosco le realtà.

  7. marco tarquini

    non avevo affatto letto i commenti di questa pagina e rimango allibito.. dico al portavoce del vescovo che forse è il caso di abbassare i toni nel parlare di un sacerdote e di una situazione che deve essere affrontata dalle autorità competenti quali: il diretto interessato don ferdinando, il vescovo, il vicario e il consiglio presbiteriale. non mi sembra il caso di mettersi a dire certe cose su un blog che tutti possono leggere.

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