Sul Terminillo contrasti e dissidi

Il caso infinito della «montagna di Roma». Per il rilancio della stazione sciistica polemiche tra gli ambientalisti e i fautori del progetto. Gli allarmi degli ecologisti rischiano i bloccare il rilancio del sito. La reazione del Consorzio: non si comprende perché al Terminillo sarebbe vietato quel che altrove, invece, si può fare.

Sul Monte Terminillo è scoppiata la guerra e i due fronti rivali si combattono con inusitata asprezza. Alla testa dell’esercito in loco, quello che si difende, il sindaco di Leonessa e presidente del Consorzio Smile, l’avvocato Paolo Trancassini. Il suo comune controlla la parte più a nord del massiccio appenninico e quindi la più preziosa da sfruttare per lo sci, godendo del privilegio di avere per circa metà anno quella che gli esperti definiscono neve alpina.

Il Consorzio raduna cinque municipi del massiccio terminillese, compresa Rieti, messisi insieme per realizzare il progetto di rilancio e di potenziamento degli impianti di risalita dell’ex “montagna di Roma”, innanzitutto lo scavalcamento di Ghiaccio Crudele, con il proposito di avviarne la resurrezione, dopo la decadenza durata quasi 30 anni e il degrado e la morte che ne sono seguiti. Un finanziamento regionale di 20 milioni di euro, che provocherebbe l’impiego virtuoso di altri 40 milioni per complessivi 60 tra fondi pubblici e privati, ha messo in moto le procedure amministrative e burocratiche per dare il via alla pratica a cui gli operatori economici terminillesi dei vari versanti e quelli reatini guardano attratti, certi di poter uscire dalla crisi con la sua approvazione, ritenendo l’occasione come l’ultima che si propone loro prima della fine.

Dall’altra, ad avversare il programma, ci sono alcune agguerrite associazioni ambientaliste, fattesi sentire energicamente quando il progetto è stato presentato a Rieti. Adesso il fronte ecologista parte all’attacco anche al di fuori del contesto locale, forte dell’appoggio di personaggi famosi, come il fondatore del Wwf Fulco Pratesi, che il 23 marzo è sceso in campo con un articolo ospitato sul Corriere della sera assai critico nei confronti del progetto. Pratesi ha scritto che sono a rischio «i boschi di faggio, l’agrifoglio, il tasso e la betulla, le brughiere di mirtillo e i ginepri d’altitudine e l’aquila reale». Tra le specie a rischio anche l’orso marsicano, se ci fosse, ma nessuno lo sa, e il lupo che invece c’è.

Tra le osservazioni alla Valutazione d’impatto ambientale rispetto al progetto, ha osservato ancora Pratesi, «quelle che denunciano il raddoppio delle aree sciabili con l’eliminazione di 22 ettari di faggeta, contro gli 11 dichiarati». Ed questo in particolare il punto che ha contrariato Trancassini, che in un post sul proprio profilo Facebook non ha esitato a minacciare querele nei confronti dei critici che sarebbero male rappresentate, rendendo pubblico che è intenzionato a reagire perché egli non ritiene veritiere le affermazioni in questione: «Meritiamo rispetto e lo avremo», ha scritto sul social.

Pare dunque che sul Terminillo non si possa toccare foglia, quando invece per esempio, se si va in Alto Adige, si vede che le stesse cose qui contestate si fanno da anni: impiantare cabinovie, realizzare nuove piste, dislocare piloni per migliaia di chilometri fino ai confini con l’Austria, abbattere alberi se serve per poi reimpiantarne altri, senza che ne abbiano a soffrire le aquile, gli orsi, i lupi ed essenze varie, come invece si paventa dovrebbe avvenire al Terminillo, montagna assai diversa da tutte le altre ove le stazioni sciistiche pur s’ammodernano.

Per credere, basti andare sul sito web di Sesto (Sisten), stupendo paese stupendo paese tra Dobbiaco e Linz nelle Dolomiti italiane, dove sono stati inaugurati due nuovi impianti il 22 novembre 2014 per la stagione invernale in corso. Vi si legge che sono quello di “Tre Cime” lungo 2,5 chilometri e “Orto del Toro” lungo 1,354 metri ed entrambi larghi più di 36. L’impianto nuovo e uno vecchio sono stati collegati addirittura con un ponte. Infine, il 14 dicembre è stata inaugurata la nuova stazione ferroviaria di Versciaco.

Dicono gli operatori turisti dell’unica stazione sciistica del Lazio: «Solo da noi al Terminillo non è possibile muovere un sasso. Di cosa vivremo?». Per queste polemiche, il progetto dello scavalco e il rilancio della gloriosa ma oggi assai decaduta stazione turistica reatina, sarà difficile che passi indenne.

[download id=”626, 627″]