Spostare l’ottica dalla “pista ciclabile” alla “città ciclabile”

In questi giorni, la ciclabilità cittadina è in primo piano, sia per la annunciata apertura di un nuovo tratto di pista ciclabile (da Ponte Cavallotti alla Fornace di Porta Aringo) e sia, purtroppo, per la tragedia che in via Togliatti è costata la vita ad una madre di tre figli.

L’apertura della ottima Ciclovia della Conca Reatina, molto apprezzata dai cittadini in quanto unico sfogo “urbano” non solo per biciclette ma per camminatori, passeggiatori, carrozzine, ha ingenerato un equivoco di fondo: che la funzione delle piste ciclabili sia di consentire una passeggiata serale o domenicale al sicuro dal traffico automobilistico.

Nessuno mette in dubbio e non apprezza questa funzione, egregiamente svolta dalla Ciclovia, a cui si collega anche il tratto comunale che si va ora ad inaugurare.

Ma la ciclabilità è altra cosa: è la possibilità per i cittadini di utilizzare la bicicletta nei propri normali spostamenti quotidiani. Da questo punto di vista, Rieti è a zero.

All’interno delle mura, alla dichiarazione di una “zona a traffico prevalentemente pedonale” che doveva “favorire l’utilizzo pedonale e ciclabile del cuore della città” non è seguito alcun atto concreto: nulla è cambiato per chi si muove in bicicletta o a piedi, a parte la notte e la domenica.

Ancora peggiore è la situazione all’esterno delle mura, dove la conformazione pianeggiante e la crescita urbanisticamente disordinata della città, con quartieri “staccati” ma non lontani dal centro storico, renderebbero l’alternativa “bicicletta” ancor più appetibile: ogni nuova viabilità o risistemazione viaria ignora bellamente il problema, o addirittura lo rimuove come nel caso di Viale Maraini in cui la ciclabilità fu tolta dal progetto iniziale per dare più spazio ad aiuole, parcheggi e marcia automobilistica a tre corsie. Né i cittadini riescono a spiegarsi come non sia stato previsto nulla in (e per) un quartiere costruito ex novo, come Campoloniano. O come la abbondantissima viabilità automobilistica di via Togliatti non abbia potuto cedere alle biciclette il metro e mezzo che le normative prescrivono come larghezza minima di una corsia ciclabile. O come rimanga isolato un quartiere come Quattrostrade, dove una pista sul fianco dell’Aeroporto sarebbe a costo quasi zero.

Vero che l’attuale amministrazione eredita una situazione pesante e che anche quanto vediamo oggi realizzare e non realizzare – in termini di piste ciclabili e di strade non ciclabili – è stato progettato dalla precedente amministrazione.

Tuttavia duole dover rimarcare come non ci siano segni di una svolta: della ZTPP abbiamo già detto. Ma ad esempio si pensa di collegare Villa Reatina al Centro non via Piazza Tevere, ma per Valle Oracola, bella e praticabile già così com’è per passeggiate.

E cosa dire poi del progetto di biciclette pubbliche che verranno messe a breve a disposizione?

Benché il progetto finanziato Rietinbici sia basato sull’assunto che “l’uso dei mezzi di trasporto sostenibile, oltre a migliorare la qualità dell’aria, riduce l’inquinamento acustico e la congestione del traffico, giocando un ruolo importante per il benessere fisico e mentale di tutti”, le biciclette saranno rese disponibili in luoghi scelti (per ammissione di Dirigente ed Assessore) per farle usare dai “turisti”. Premesso che i turisti a Rieti purtroppo non congestionano il traffico e che il centro di Rieti si visita meglio a piedi, non sarebbe stato opportuno che alcune di queste postazioni fossero previste (inizialmente e prioritariamente) nei cosiddetti Parcheggi di Scambio (Cimitero, Stadio) dove potessero essere usate dai cittadini che, dovendosi recare in città, potessero lasciare lì le proprie auto e prendere le biciclette?

Né gli stimoli dai singoli cittadini e dalle associazioni sembrano trovare terreno fertile in Comune: per la pista per QuattroStrade i cittadini hanno deciso di ricorrere ad una petizione; mentre un “esperimento di ciclabilità” in Viale Maraini, ideato da PosTribù per la giornata del Camminare del 2012, fu ristretto nel tempo e nello spazio e per nulla pubblicizzato.

Vista questa situazione, cosa chiediamo all’amministrazione? Con la speranza che si avvii prima possibile un più ampio progetto di mobilità sostenibile per la città, come proponiamo con una delle quattro delibere di iniziativa popolare (quella sulla Mobilità Sostenibile) che è possibile scaricare dal nostro sito e che presto approderanno in consiglio comunale (http://www.rietivirtuosa.it/cosa-facciamo/delibere-di-iniziativa-popolare/), chiediamo che corregga il progetto Rietinbici nel senso sopra indicato (magari prevedendo anche delle pensiline per riparare i mezzi dalle intemperie); che abbandoni il progetto di collegamento via Valle Oracola; che introduca dentro le mura accorgimenti che consentano a bici e pedoni di essere realmente prioritari sulle auto; che predisponga un proprio modello di mobilità ciclabile cittadina, nell’ottica di quanto indicato in questi giorni nella bozza di modifica della normativa stradale predisposta dall’ANCI, l’associazione dei comuni italiani, la quale prevede di passare dal concetto di “pista ciclabile” a quello di “itinerari ciclabili”, in un’ottica di maggiore promiscuità (naturalmente con opportuni provvedimenti di sicurezza) con la sede stradale “normale”: un cambio di prospettiva che, grazie ad una minore ‘pesantezza’ infrastrutturale, vada proprio incontro a situazioni in cui non sia possibile, per motivazioni economiche o di insufficienza degli spazi stradali, realizzare piste ciclabili.

Proposta ANCI al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti: http://www.bikeitalia.it

Delibera di iniziativa popolare sulla Mobilità Sotenibile:

http://www.rietivirtuosa.it/