Solidia, madre e sposa, donna di fede

«Possa tu vedere i figli dei tuoi figli…»: le parole del salmo sono capitate a pennello nella Messa che ha accompagnato il commiato della comunità ecclesiale verso Solidia Blasetti Canali de Rossi. Una felice coincidenza liturgica, quella che ha visto svolgere, nella basilica di S. Agostino, le esequie di Solidia proprio nella domenica in cui le letture richiamavano il disegno di Dio sulla famiglia. E la defunta, che ha visto anche – e in numero abbondante – i figli dei figli dei figli, è stata una grande testimone del “Vangelo della famiglia”, oltre che una credente sinceramente impegnata a servizio dell’evangelizzazione. Felice coincidenza, dunque, che le circostanze abbiano fatto cadere il funerale in giorno domenicale, quando, ha voluto sottolineare il figlio don Paolo nell’omelia, si proibisce «ogni forma di penitenza e di lutto», così da far vivere tale momento «nello stile domenicale che è quello della gioia che scaturisce dalla fede». Quella fede che ha sempre guidato la defunta, ricordata da tutti come donna profondamente credente e piena di zelo per la Chiesa, come hanno voluto sottolineare anche il parroco don Salvatore Nardantonio e lo stesso monsignor Lorenzo Chiarinelli, che da giovane sacerdote la ebbe come preziosa collaboratrice nell’Azione Cattolica.

Proveniente da un illustre casato reatino (che annovera anche, tra i personaggi insigni del Novecento, il noto cardinale che, da protodiacono, nel ’58 annunciò al mondo l’elezione di papa Giovanni), sin da giovane era stata una persona spesasi per la causa del Vangelo. La storia dell’Azione Cattolica reatina l’ha vista attiva protagonista, fino al traghettamento nella nuova forma statutaria, all’indomani del Concilio. Poi ci fu in diocesi per l’Ac la pausa di riflessione che ella visse non senza sofferenza. Ma non diminuì mai il suo impegno: in prima linea nel Cif, l’associazione delle donne cattoliche, subì poi anche il fascino, assieme al suo sposo Angelo, del carisma focolarino e della spiritualità di Chiara Lubich. La sua attenzione alle problematiche sociali e alle sofferenze del Sud del mondo la portò a sposare la causa dei lebbrosi, con l’impegno nell’Aifo (gli amici di Raoul Follerau). E soprattutto il suo zelo per la famiglia: i primi anni di esistenza, il consultorio della diocesi li ha trascorsi nei locali siti a Palazzo Blasetti. Perché, del Consultorio familiare “Sabino”, ella è stata più che una colonna. La si ricorda, a ogni convegno pastorale diocesano, promuovere alacremente la struttura a servizio di quella famiglia di cui lei era convinta sostenitrice non certo sul piano ideologico, ma da testimone di chi al disegno evangelico sul matrimonio ha creduto.

Lei, che nella sua numerosa prole aveva dovuto subire un doloroso distacco, quando uno dei figli rimase vittima di un incidente motociclistico, si trovò in seguito ad accompagnare il percorso vocazionale di altri figli, con la gioia di condurre poi il penultimo, Paolo, al sacerdozio nella Chiesa locale. E a lui è toccato accompagnare, con l’eucaristia esequiale celebrata insieme a tanti confratelli, l’anima di mamma Solidia all’abbraccio con Dio, proprio, come detto, nella domenica che poneva al centro la parola cristiana sulla vocazione nuziale: quella che Solidia ha vissuto, ha voluto dire don Paolo, come principale (ma fuori da ogni gelosia e unicità) risposta alla sua vocazione di discepola, «e mentre celebriamo la sua ultima pasqua, il Signore pone attraverso la sua parola il sigillo sulla sua vita e la ridona come memoria da custodire oltre i sentimenti, le emozioni, i ricordi». Un ricordo prezioso, quello che la signora Blasetti ha lasciato alla sua famiglia e alla Chiesa reatina tutta. Una vita per la quale dover dire, davvero, grazie a Dio.