Sinodo: pur nella gradualità la speranza di “scelte coraggiose”

Ribadita dai padri sinodali la necessità di “riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori” del matrimonio sacramentale. Risuonata l’urgenza di “scelte pastorali coraggiose” su separati, divorziati non risposati, divorziati risposati. Per le persone omosessuali (“hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”), la Chiesa deve essere “casa accogliente”.

“Una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel cogliere la realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze”. È una prospettiva inclusiva, che parte dalla “legge della gradualità”, quella adottata dai padri sinodali nella “Relazione dopo la discussione”, letta oggi in Aula dal cardinale Peter Erdõ, relatore generale del Sinodo straordinario sulla famiglia, alla presenza del Papa e dei 191 padri sinodali. La logica da adottare è quella dell’“arte dell’accompagnamento”, non quella del “tutto o niente”: la linea scelta è quella del Concilio, dove si afferma che “l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica”, ma che anche “al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità”. Di qui la necessità di “riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori” del matrimonio sacramentale, aprendosi anche agli “elementi positivi presenti nelle altre religioni e culture”. “La Chiesa si volge con rispetto a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze”: con queste parole il card. Erdõ ha spiegato il “necessario discernimento spirituale riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili e ai divorziati risposati”. Per quanto riguarda la Chiesa, “casa paterna”, “fiaccola in mezzo alla gente”, l’appello è a una “conversione missionaria” che sia prima di tutto una conversione di linguaggio: “Non si tratta soltanto di presentare una normativa ma di proporre valori”. In attesa della “Relatio Synodi” e del messaggio, che arriveranno al termine di questo Sinodo straordinario, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale, ha annunciato il tema e la data della IV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre 2015 sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.

“Individualismo esasperato” e “affettività senza limiti”. “La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze sugli adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami sociali”. Il mondo attuale “sembra valorizzare una affettività senza limiti” e privilegiare l’“individualismo esasperato”. Domina la solitudine e la “fragilità affettiva”, “una affettività narcisistica”, e “le coppie sono talvolta incerte, esitanti”.

Crescono le convivenze. “Occorre che nella proposta ecclesiale, pur presentando con chiarezza l’ideale, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più a tale ideale”, la raccomandazione di fondo della “Relatio”, in cui si fa notare che in molti Paesi un “crescente numero di coppie convivono ‘ad experimentum’, senza alcun matrimonio né canonico né civile” ed è “in continua crescita il numero di coloro che, dopo aver vissuto insieme da lungo tempo, chiedono la celebrazione del matrimonio in Chiesa”.

“Scelte coraggiose” su divorziati risposati. “Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose” su separati, divorziati non risposati, divorziati risposati. Tuttavia, “non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del ‘tutto o niente’”. Servono “cammini pastorali nuovi”, per farsi carico in particolare “delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli”. Diversi padri, al Sinodo, “hanno sottolineato la necessità di rendere più accessibili e agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”: tra le proposte, “il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria”. In diocesi, inoltre, il vescovo “potrebbe incaricare un sacerdote debitamente preparato che possa gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio”. Quanto all’eventuale accesso ai sacramenti, potrebbe essere preceduto, valutando caso per caso, “da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità del vescovo diocesano – e con un impegno chiaro in favore dei figli”.

“Casa accogliente” per le persone omosessuali. Per le persone omosessuali, la Chiesa deve essere “casa accogliente”, ribadendo che la Chiesa “afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna”. “Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”, ha detto il card. Erdõ esortando a un esame di coscienza: “Siamo in grado di accogliere queste persone?”. “Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali”, ci sono “casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner”. La Chiesa, inoltre, “ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messe sempre le esigenze dei più piccoli”.

“Linguaggio realista” sull’apertura alla vita. È l’indicazione della parte finale della Relazione, in cui si denuncia “il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a una variabile della progettazione individuale o di coppia”. “L’apertura alla vita è esigenza intrinseca dell’amore coniugale”, ha ricordato il porporato esortando a un “linguaggio realista” che sappia spiegare “la bellezza e la verità” di aprirsi al dono di un figlio, anche grazie a un “adeguato insegnamento circa i metodi naturali di regolazione della fertilità”. È in questa luce ha aggiunto, che “va riscoperto il messaggio” della “Humanae Vitae”. Altra sfida da raccogliere, dunque, quella educativa.