Sindone, nuove ricerche sul meccanismo di creazione dell’immagine

L’incontro internazionale, dal titolo “Advances in the Turin Shroud investigation 2014”, è stato organizzato dall’Università degli Studi “Aldo Moro” e dal Politecnico di Bari. Il professor Francesco Lattarulo: “Ciò che non è possibile fare oggi è una rivisitazione dei metodi di datazione che sono quelli che potrebbero avere un carattere predominante e definitivo”.

Tornerà ad essere mostrata al mondo, a Torino ovviamente, dal 19 aprile al 24 giugno 2015. Sessantasette giorni per ammirare il grande mistero della Sindone, il Sacro velo. Proprio sulla scia della riaccesa passione per il mistero della Sindone, Bari ha ospitato, negli scorsi giorni, un workshop di sindonologi provenienti da tutto il mondo. Gli esperti, docenti, scienziati, geologi, iconografi e fisici, hanno portato idee e progetti innovativi sul metodo scientifico di ricerca e analisi del tessuto di Cristo. L’evento, dal titolo “Advances in the Turin Shroud investigation 2014”, è stato organizzato dall’Università degli Studi “Aldo Moro” e dal Politecnico di Bari grazie a Francesco Lattarulo, ordinario nel dipartimento di ingegneria elettrica e dell’informazione e sindonologo e di Dario Petri, presidente della sezione Italia della Ieee (l’Institute of electrical and electronic engineering che raggruppa a sé i migliori studiosi e ricercatori di tutto il mondo del settore dell’ingegneria elettrica ed elettronica). Il workshop ha, così, cercato di dare linee guida più efficaci nell’ampio fronte della ricerca.

La Sindone non è solo un reperto.

La prova provata della sua autenticità ancora non c’è stata ma all’evento barese gli esperti hanno portato idee nuove, test all’avanguardia e teorie mai formulate prima. A fare un bilancio dei lavori del workshop è l’organizzatore, Francesco Lattarulo: “Il workshop è stato, come del resto ci aspettavamo, un contributo ulteriore negli studi sindonici. Si stanno sviluppando sempre più delle linee di ricerca ritenute, in qualche modo, importanti e suscettibili di sviluppo futuro, rispetto ad altre che sono state accantonate. Non possiamo dare la risposta definitiva a quelle che sono le semplicistiche aspettative dei più perché la materia è molto complicata e fortemente interdisciplinare. La questione pone delle problematiche piuttosto difficili dal punto di vista scientifico che al momento presentano delle difficoltà di interpretazione. Ci piace pensare che alcune di queste linee intraprese siano quelle che possono condurre ad una visione avanzata di quello che può essere, ad esempio, il meccanismo di formazione dell’immagine”. La due giorni di lavori ha così dimostrato che esistono nuove tecniche di analisi della Sindone. Il problema sta nell’accesso al Santo Velo: “Ciò che non è possibile fare oggi è una rivisitazione dei metodi di datazione che sono quelli che potrebbero avere un carattere predominante e definitivo. Perché servirebbe avere a disposizione nuovi campioni. Cosa difficile poiché la Santa Sede non fa accedere agevolmente alla Sindone. Ma ci siamo resi conto che la Sindone non è un reperto archeologico che è stato sepolto per migliaia di anni, poi riesumato e poi datato. La Sindone è un oggetto che ha sempre convissuto con la storia dell’umanità e come tale ha subito tutta una serie di contaminazioni. La Sindone è una cosa che vive con noi perciò è evidente che bisogna pensare a metodiche peculiari data la altrettanto peculiarità dell’oggetto”.

Una storia mai chiusa.

Tra i relatori del workshop c’era anche Don Domenico Repice, esperto di iconografia e presidente dell’associazione Amici romani della Sindone: “Al convegno sono arrivate tantissime proposte di interventi da tutto il mondo. Sono stati presentati interessanti idee e interessanti progetti, come per esempio quello di Nello Balossino che ha presentato un progetto che spera di realizzare per una nuova campagna fotografica della Sindone con sistemi moderni di scannerizzazione. Io, insieme a Emanuela Marinelli, don Andrea di Genua della diocesi di Napoli e Ivan Polverari che è un iconografo di Roma abbiamo presentato una ricerca sulla figura di Giuda Taddeo cercando di trovare le tracce letterarie e iconografiche della Sindone basandoci sulla vicenda del Mandylion, che per molti potrebbe essere la Sindone. Abbiamo visto, così, attraverso testi apocrifi e non solo, il percorso di Giuda Taddeo”. Anche per lui il bilancio finale è più che positivo e porta a sviluppi futuri: “Ci saranno altre occasioni di proseguire questi discorsi anche in vista della prossima ostensione del Velo Sacro. La faccenda dal punto di vista scientifico è sempre aperta proprio perché non c’è un contatto diretto con la Sindone”. Il Congresso infatti si pone come una naturale ed importante anteprima della prossima ostensione della Sindone di Torino che attirerà milioni di pellegrini, visitatori e cultori della materia da tutto il mondo. La ricerca scientifica, quindi, è giusto che vada avanti. In fondo fu Benedetto XVI stesso, quando era ancora Prefetto per la dottrina della Fede, che disse: “Se l’uomo non può più interrogarsi ragionevolmente sulle cose essenziali della sua vita, allora egli non innalza la ragione, ma le toglie dignità. Non c’è alternativa: scienza e religione devono ritornare insieme, senza dissolversi l’una nell’altra”.