Sicurezza e difesa: Trump alla Casa Bianca, una sveglia per l’Europa

Gli Stati del vecchio continente storicamente hanno fatto affidamento sull’alleato d’oltreoceano e sulla Nato per la protezione militare, soprattutto ai tempi dell’Urss. Ma con l’elezione di “The Donald” il quadro è cambiato; gli Usa potrebbero sfilarsi dallo scenario europeo e mediorientale. Nasce la necessità di una nuova convergenza politica e operativa. Se ne è discusso recentemente fra i ministri dell’Ue, con qualche passo in avanti

L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America porta con sé la certezza che il grande alleato, il nostro “tutore” d’oltre Atlantico, su cui per tanto tempo abbiamo potuto contare, non sembra più essere affidabile come d’abitudine. Questo ha scatenato radicali irritazioni e incertezza in Europa. Ma lo shock che si è abbattuto sulla politica e l’opinione pubblica funziona anche come un campanello d’allarme.
Ricordiamoci: dopo la seconda guerra mondiale, quando l’Europa era in gran parte distrutta e la vita statale, economica e sociale di molti dei suoi Paesi languiva,gli Stati Uniti hanno aiutato il vecchio continente a rimettersi di nuovo in piedi. Hanno protetto l’Europa dalle politiche aggressive dell’Unione Sovietica comunista,hanno contribuito a creare le condizioni per la ricostruzione materiale e hanno incoraggiato gli europei a un nuovo inizio nel segno della democrazia.
Sotto lo scudo americano l’Europa libera a poco a poco ha riacquisito la fiducia in se stessa, cosa che le ha permesso di avviarsi verso una nuova definizione del continente attraverso un processo di unificazione. Questa nuova fiducia in sé, e in particolare nell’esperienza di forza percepita nell’impegno per l’unità dell’Europa, racchiudeva già il germe per l’emancipazione dagli Stati Uniti d’America, sebbene l’Europa ne sia rimasta ancora a lungo dipendente, in particolare per quanto riguarda la sicurezza.
L’America è stata dominante e determinante anche nella Nato, che pure ha dato al rapporto di sicurezza tra l’Europa e l’America una base formalmente regolamentata e ha reso gli Stati membri europei corresponsabili sia politicamente sia militarmente, ponendoli dal punto di vista formale su un piano di parità con il partner americano.
Fin dall’inizio però, si è presentata la questione di

come l’Europa si dovesse porre nel caso in cui la guida e la difesa dell’America un giorno non fossero più scontate

a causa di sviluppi interni. In ragione di una tale eventualità, per decenni si è fondata e sostenuta un’integrazione più veloce e più forte nel segno della Comunità prima, e dell’Unione europea poi. Perché, si affermava, non sono gli europei che scelgono il presidente americano, ma dalla sua politica dipende in larga misura il destino dell’Europa.
Tuttavia, gli europei si sono sempre più orientati a una confortante situazione di dipendenza, vuoi per miopia, vuoi per scelta di comodo. Soprattutto dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la liberazione dei popoli e degli Stati dell’Europa centrale e orientale sembrava che i più grandi pericoli fossero stati eliminati.Spese speciali per la difesa o addirittura una collaborazione più stretta e il superamento della dottrina della sovranità nazionale non sembravano più necessaridal momento che in caso di emergenza gli americani si sarebbero preoccupati per la sicurezza dell’Europa.
Tuttavia, contrariamente a tutte le previsioni, il mondo e anche il “quartiere Europa” sono diventati più pericolosi, forse ancor più pericolosi che nel periodo della Guerra fredda. E in questa situazione, che per l’Europa è contrassegnata da una serie di gravi crisi, il nuovo capo di Washington non sembra essere disposto ad accettare che gli europei non partecipino in misura adeguata ai costi della sicurezza dell’Occidente.

Questa prospettiva deve indurre i governi dei Paesi europei ad agire finalmente insieme

e creare le condizioni per arrivare a parlare con una sola voce nel contesto politico mondiale. Vale a dire: devono organizzarsi in maniera adeguata e finalmente fare il passo decisivo nella direzione di un’Unione di difesa o di sicurezza.
Pochi giorni dopo l’elezione del nuovo presidente americano si sono riuniti a Bruxelles i ministri degli esteri e della difesa dell’Ue per una valutazione sulla situazione e sui possibili sviluppi, e non da ultimo anche per confrontarsi su cosa fare. Non volevano spingersi così avanti, come alcuni suggerivano, da iniziare a pensare alla creazione di un esercito europeo, ma erano un po’ più uniti nell’accettare di prendere misure appropriate nella direzione di un’unione europea di sicurezza. I ministri hanno quindi deciso la realizzazione di progetti comuni che permetteranno loro di agire in modo indipendente come Unione. L’accordo è stato probabilmente reso possibile anche per il fatto che i britannici, che per decenni avevano impedito qualsiasi iniziativa in questo senso, non hanno più partecipato alle deliberazioni a motivo della loro decisione di lasciare l’Ue.
Sembra che la sveglia dall’America abbia ottenuto un primo effetto. Ma la sicurezza dell’Europa potrà essere garantita da un’Unione di difesa solo nella misura in cui l’Ue avrà anche a disposizione strutture democratiche e federali che funzionano e che legittimano il confronto e le decisioni ad essa conseguenti.