Chiesa di Rieti

Si può aver paura di Dio?

Aver paura di perdere Dio, di veder compromesso quello che si è sperimentato essere il senso della vita, come quando si sta in ansia per la persona amata, questa è la paura sana. Il contrario è la faciloneria di chi si sente sempre a posto, senza nulla da rimproverarsi, sordo alle esigenze dell’altro e incapace ormai di provare vergogna

Il timor di Dio chiude la serie dei sette doni dello Spirito, e il vescovo Domenico, nella sua riflessione dopo il rossario di ieri sera, ci pone una domanda.

«Si può aver paura di Dio? Non è forse Isaia che scrive: Non temere, perché tu non sarai più confusa e non è Gesù che ammonisce i suoi discepoli: Non temere, piccolo gregge? Nella Bibbia si parla del timor di Dio come esperienza del disorientamento dell’uomo dinanzi al rivelarsi di Dio, come capita a Mosè dinanzi al roveto che brucia senza consumarsi».

«Ma, soprattutto, si staglia netta la differenza tra il timor di Dio e il timore degli uomini. Il timore degli uomini è il timore di cui parla Gesù quando esorta a non temere quelli che uccidono il corpo; oltre a questo, non possono fare di più. Ma la vera differenza da comprendere è quella tra il timor di Dio come paura e il timor di Dio come paura di perdere Dio».

«Il primo è, evidentemente sbagliato: una violenza inaudita nei confronti di chi ne è vittima. È un potere che limita la libertà dell’individuo e che lo fa vivere con la paura del castigo e della punizione. Alimenta i sensi di colpa e crea uno stato di soggezione. L’Apostolo Paolo esorta a non lasciarsi intrappolare da una religiosità basata sull’osservanza di norme, precetti e ritualismi, perché questa religiosità alimenta la paura della trasgressione e fa percepire Dio non come Padre, ma come Padre- padrone. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: Abbà! Padre!»

«Il secondo è quello giusto e cioè la paura di perdere Dio. Se, infatti, come scrive la prima lettera di Giovanni: nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura, è vero pure che quando si ama qualcuno o qualcosa si teme di perdere l’oggetto del desiderio. Aver paura di perdere Dio, di veder compromesso quello che si è sperimentato essere il senso della vita, come quando si sta in ansia per la persona amata, questa è la paura sana. Il contrario è la faciloneria di chi si sente sempre a posto, senza nulla da rimproverarsi, sordo alle esigenze dell’altro e incapace ormai di provare vergogna».

«Quando accade questo – ha concluso monsignor Pompili – vuol dire che col timor di Dio si è perso il senso della realtà e si diventa un pericoloso per sé e per gli altri».