Si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto

Nel profeta Isaia leggiamo la parola di Dio: “Sarà piegato l’orgoglio degli uomini, sarà abbassata l’alterigia umana; sarà esaltato il Signore, lui solo, in quel giorno” (Is 2,17). “Quel giorno” è il giorno del compimento messianico, il giorno in cui il Cristo dalla Croce proclama che “È compiuto!” (Gv 19,30). Quel giorno, insomma, è il giorno d’oggi! E come ha piegato Dio l’orgoglio degli uomini? Spaventandoli? Mostrando loro la sua tremenda grandezza e potenza? Annientandoli? No! l’ha piegato annientandosi: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso” (Fil 2,6-8).

Ha umiliato se stesso, non gli uomini! Ha piegato l’orgoglio e l’alterigia umana dall’interno, non dall’esterno. E quanto si è umiliato! Non ci inganni lo splendore delle chiese, della Liturgia, dei canti, tutto l’onore di cui è circondata ai nostri giorni la Croce. Ci fu un tempo in cui la croce non era nulla di tutto questo, ma solo infamia. Una cosa da tenere lontana non solo dagli occhi, ma perfino dalle orecchie dei cittadini romani (Cicerone). Come era stato predetto, così morì: “Non ha apparenza né bellezza … disprezzato e reietto dagli uomini … come uno davanti al quale ci si copre la faccia … si è caricato le nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,2-4). Una sola persona al mondo sa davvero cos’è la Croce, all’infuori di Gesù: Maria, sua madre. Essa ha portato con lui “il suo disonore” (Eb 13,13). Gli altri, come S. Paolo, hanno conosciuto la Croce come “potenza di Dio” (1 Cor 1,18), essa ne ha conosciuto anche la debolezza. Altri hanno conosciuto la “teologia” della Croce, lei la “realtà” della Croce.

Sulla roccia del Calvario vanno a infrangersi tutti i flutti dell’orgoglio umano, e non possono passare oltre. Troppo alto è il muro che Dio ha eretto contro di esso, troppo profondo l’abisso che gli ha scavato dinanzi. “L’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,6). Il peccato per eccellenza è l’orgoglio, il peccato che c’è dietro ogni peccato. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della Croce” (1 Pt 2,24). Portò il nostro orgoglio nel suo corpo. Dov’è il Vangelo, cioè la buona e lieta notizia? È che Gesù si è umiliato anche per noi, in vece mia. “L’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti … egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2 Cor 5,14).

(da: Il potere della Croce)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.