Shoah: la memoria dei Rom

Dalla storia alla cronaca. Dallo sterminio di ieri alla discriminazione di oggi.

Il 27 gennaio, giorno della Memoria, ricordiamo le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto. Tra queste vittime, non sempre si ricorda lo sterminio dei rom, il Porrajmos.

In occasione di questa Giornata, la Fondazione Migrantes pubblica tra i suoi quaderni, editi dall’editrice Tau, la ricerca di Carla Osella dal titolo “Rom e sinti. Il genocidio dimenticato”. Nel volume di Carla Osella – religiosa, fondatrice dell’Aizo, che da oltre quarant’anni si occupa della pastorale dei rom e sinti in Italia – si ripercorre la storia del martirio del popolo rom nei lager: una storia che – si legge nella prefazione – “si fa memoria, acquista voce, la voce del popolo Rom che rivendica la legittimità di un riconoscimento e una identità troppo a lungo negata”. La storia corre fino alla cronaca di oggi: dallo sterminio si arriva alla discriminazione, alla violenza, all’abbandono che ancora soffre il popolo rom. Città e persone testimoni dello sterminio rom si alternano nei capitoli e nelle pagine del libro, frutto di un viaggio e di incontri dell’autrice e della sua assistente.

“Un viaggio nell’orrore di un passato – scrive l’autrice nella presentazione – che ci auguriamo non ritorni mai più”. Il viaggio inizia da Auschwitz, simbolo del male e della follia nazista, e continua nelle tante città dei lager: Varsavia, Lodz, Dacau, Berlino, il campo dei giovani a Uckermark, Bergen-Belsen, Mathausen solo per citarne alcuni dei tanti campi di concentramento ricordati. E nei campi i volti di almeno oltre mezzo milione di persone che sono state uccise dalla violenza discriminatoria nazi-fascista. All’incontro di Benedetto XVI con oltre 2.000 rom, l’11 giugno del 2011, una delle testimonianze più commoventi è stata presentata dall’austriaca rom Ceija Stoika. La signora Stojka ha ricordato che della sua famiglia, formata da 200 persone, solo sei si sono salvate dalla guerra e dal genocidio. “Ero bambina e vedevo morire altri bambini, anziani, donne, uomini; e vivevo tra i morti e i quasi morti nei campi. E mi chiedevo: perché?” – ha detto commossa l’anziana rom. E ha continuato: “Non è possibile dimenticarlo! L’Europa non deve dimenticarlo!”.

Il libro di Carla Osella, il giorno della memoria, ci aiuta a non dimenticare e a diffondere la conoscenza di una pagina drammatica della storia del Novecento. La signora Stojka concludeva la sua testimonianza preoccupata: “Oggi Auschwitz e i campi di concentramento si sono addormentati, e non dovrebbero mai più svegliarsi. Ho paura, però, che Auschwitz stia solo dormendo”. L’antigitanismo e le minacce in Ungheria, in Francia, in Italia, in Romania, nella Repubblica Ceca e in altre parti d’Europa – segnalate anche dalla rivista “Nevi Yag” del Ccit (Comité catholique international pour les Tsiganes) – preoccupano e impegnano a costruire un’Europa che abbia un volto sociale esemplare, che aiuti a superare vecchie e nuove discriminazioni ed esclusioni. Sono atti, gesti e parole che purtroppo, si trasformano talora in violenza. E le vittime sono ancora le persone e le famiglie del popolo rom, una popolazione stimata in Europa tra i 10 e i 12 milioni. Il 27 gennaio la memoria ci avvicina alla cronaca e ci impegna ancora una volta ad essere vicini ai più deboli, perché la vita e la dignità di ogni persona sia salvaguardata. Oggi come ieri.