“Servono azioni positive per garantire i diritti costituzionali”

Cesare Mirabelli, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale, ripercorre il messaggio del presidente della Repubblica e il suo radicamento nella Carta fondamentale: “La linea di fondo è l’unità che ci deve essere nel Paese. La Costituzione stessa prevede un dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale”. E ancora: “Da parte di Mattarella vi sarà un sostegno alle riforme”.

“Garante della Costituzione”. È il primo compito del presidente della Repubblica, ricordato oggi da Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento a Montecitorio, usando l’immagine dell’arbitro, che “deve essere – e sarà – imparziale”. Un discorso che ha sempre avuto come filo conduttore la Carta fondamentale della Repubblica. Ne parliamo con Cesare Mirabelli, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale.

Quale impressione ha ricavato dalle parole del presidente Mattarella?

“È stato un discorso di grande equilibrio e completezza nell’enunciare il ruolo costituzionale del presidente della Repubblica, cioè di garante dell’unità nazionale, dell’attuazione della Costituzione in tutti i suoi aspetti: la difesa dei più deboli, la cultura, il riconoscimento del lavoro, i beni artistici, il ripudio della guerra e così via. Vi sono poi un rispetto e una linea di rafforzamento delle istituzioni, riconoscendo il ruolo del Parlamento e degli organi di garanzia. Ma soprattutto la linea di fondo, peraltro ribadita nel breve ma incisivo discorso al Quirinale, è l’unità che ci deve essere nel Paese, e la Costituzione stessa prevede un dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale”.

Più volte ha usato il termine “concittadini”, auspicando istituzioni e uffici pubblici nei quali “possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani”. È un invito ad avvicinare i Palazzi del potere al popolo?
“È, questo, il compito di tutte le istituzioni – politiche rappresentative, amministrative e giurisdizionali – e di tutte le organizzazioni. Il senso di comunità, in un’unità di fondo, si costruisce giorno per giorno, così come la stessa democrazia”.

Il richiamo all’unità del Paese come si pone rispetto alle spinte autonomiste?

“Unità significa senso di appartenenza a una stessa comunità nazionale. Non s’intende qui l’articolazione organizzativa – ovvero come lo sviluppo delle autonomie possa rappresentare questa unità – ma una comunità che ha valori di fondo e le cui istituzioni, i corpi intermedi e i cittadini operano avendo a cuore la comune appartenenza”.

Rispetto al governo Renzi, nel discorso vi è un augurio di buon lavoro – con un riferimento al recente semestre di presidenza Ue – ma pure un richiamo alla “necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare”. È uno stop rispetto al massiccio ricorso dell’esecutivo a voti di fiducia e decreti legge?

“Certamente riconduce a un pieno adeguamento alla Costituzione anche dal punto di vista formale. Questo significa decreti legge solo in caso di necessità e urgenza, ma anche che non vi siano maxiemendamenti e articoli unici con 900 commi. Non è un intervento a gamba tesa, ma un richiamo a una puntuale costituzionalità dell’azione. Del resto anche Napolitano aveva segnalato aspetti critici”.

Dal discorso emerge una concezione dinamica della democrazia, che “va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate”. Come si porrà il nuovo presidente della Repubblica rispetto alle riforme costituzionali?

“La Costituzione stessa prevede i modi e le forme per la sua revisione, nel rispetto dei principi supremi. La seconda parte, già più volte toccata, può essere nuovamente modificata per adeguarla alle esigenze attuali. Le scelte spettano alle forze politiche, nel rispetto della democraticità assoluta del sistema e del primato del parlamento, previsto dalla forma di repubblica parlamentare. Da parte di Mattarella vi sarà, perciò, un sostegno alle riforme. È invece da escludere che si metta mano a una riforma del ruolo del presidente, tale da dargli compiti d’indirizzo politico, oltre a quelli di garanzia che ha già”.

Mattarella ha ripetuto quindici volte cosa “significa” vivere la Costituzione, giorno per giorno. Perché, a suo avviso, questa insistenza?

“La Costituzione contiene norme programmatiche, a partire dal principio di uguaglianza attiva sancito all’art.3. Servono azioni positive per garantire i diritti costituzionali. È l’indirizzo di fondo che la stessa Costituzione dà alla politica, e che lui ha ricordato”.

Veniamo da una stagione con soventi critiche al potere giudiziario. Mattarella ha incoraggiato l’azione della magistratura, ricordato il ruolo della Corte Costituzionale (dalla quale proviene) e del Csm. Ha un significato particolare questo passaggio, chiude rispetto alle critiche?

“Tutte le istituzioni di garanzia sono in qualche modo riconosciute e rafforzate. Le critiche possono essere utili se portano a un dibattito, ma non se sono tese a un logoramento e non riconoscimento delle diverse attribuzioni di ciascun organo”.

Nella lotta al terrorismo e sulla questione migratoria ha infine fatto appello all’Unione europea…

“È il riconoscimento chiaro che non siamo un’isola, siamo integrati in un sistema istituzionale più vasto e in un contesto di relazioni e rapporti non solamente formali”.