Senza lavoro, che festa è?

C’è chi la festa non riesce a godersela, perché le imperanti leggi dell’economia ti costringono a lavorare anche nei giorni in cui, fino a non poco tempo fa, non godersi il meritato riposo sarebbe stato considerato tabù. E c’è pure chi la differenza tra festivo e lavorativo non riesce a percepirla, dato che “festa”, forzatamente, la fa tutti i giorni (avendolo, il lavoro, perduto o mai trovato)…

Nella complicata situazione socio-economica di oggi parlare di lavoro e festa appare forse il terreno più rischioso per una Chiesa che ha fondato sempre la sua logica e la sua pastorale su ritmi e abitudini secolari, oggi fortemente messe in discussione. Da un capitalismo sfrenato che obbliga commesse di centri commerciali a turni (anzi, magari fossero turni: capiterebbero a rotazione, non tutte le settimane o quasi!) ai limiti dello schiavismo, peraltro con ritorni economici a detta di molti assolutamente inesistenti.

Da quel secolarismo strisciante che porta le famiglie, anziché a riunirsi alla bella tavola domenicale dopo aver partecipato insieme alla mensa eucaristica, a trascorrere insulse domeniche, appunto, al centro commerciale, col pranzo squallidamente consumato alla locale tavola calda tra un giro e l’altro per stand dove spesso ci si limita poi a guardare e passar tempo (approfittando di locali riscaldati in inverno e del refrigerio nella calura estiva) con ben poco da scialacquare. Da una crisi e un cambiamento epocale dove i posti di lavoro si alternano, si perdono, si ribaltano, dove le famiglie non hanno più certo la stabilità della povera ma felice famigliola di un tempo…

Insomma, dinanzi a una realtà completamente mutata, non è certo facile, per la Chiesa, ribadire che il lavoro è per l’uomo, che il riposo settimanale è un diritto insopprimibile di ogni individuo, che la famiglia non può essere privata del suo ritrovarsi insieme nel dì di festa, e che si fa vera festa, da cristiani, ritrovandosi alla mensa eucaristica dove il lavoro di ogni giorno diventa offerta gradita a Dio unendosi al sacrificio del Figlio, attingendone sostegno e senso per la fatica e il lavoro quotidiano.

Eppure, proprio nella difficoltà e nel rischio di assoluta incomprensione, nei giorni del Congresso eucaristico non manca lo spazio per riflettere sull’eucaristia “nel tempo dell’uomo”: questo il tema con cui il delicato ambito “lavoro e festa” (tra i cinque del vissuto umano che declinano la riflessione pastorale della Chiesa italiana e che costituiscono la piattaforma della celebrazione congressuale) viene letto con la sottolineatura eucaristica. Lo spirito è quello di una comunità cristiana convinta che l’eucaristia sia davvero “forma” dell’esistenza e che debba abbracciare la totalità del vivere quotidiano: per questo, nel giorno del Signore, le parrocchie sono invitate a “tradurre” l’eucaristia celebrata in condivisione del dramma lavorativo che, nella situazione italiana, non risparmia certo la nostra Rieti. Di qui l’iniziativa proposta: partecipare a un momento di condivisione del dramma occupazionale nel luogo simbolo di uno sviluppo mai decollato nel Reatino, il Nucleo industriale.

Qui, nell’area tra Vazia e Santa Rufina dove negli anni Settanta si concentrarono decine di aziende e migliaia di lavoratori con prospettive di crescita economica destinate poi in gran parte a infrangersi, farà tappa, domenica prossima, il Congresso eucaristico con un momento di riflessione e dibattito prima e di solidarietà poi. Ci si ritroverà, nel pomeriggio, alla sala convegni dell’Asi per una tavola rotonda che vedrà partecipare rappresentanti del sindacato, dell’imprenditoria, delle istituzioni e ovviamente dei lavoratori.

Con loro, l’ospite che verrà a portare la sua riflessione e la sua testimonianza, forte di un’esperienza assai significativa per essere il pastore di Taranto, la città dell’Ilva (una delle questioni simbolo del problema lavorativo in Italia): monsignor Filippo Santoro, giunto come vescovo nella città pugliese dopo altre significative esperienze vissute in realtà non meno difficili, come prete e vescovo missionario in Brasile. Nel Paese latinoamericano Santoro, partito come fidei donum su spinta di don Giussani (era infatti legato all’esperienza di Cl), ha trascorso diversi anni, prima di rientrare in Italia destinato all’arcidiocesi tarantina, dove in questi ultimi mesi sta seguendo la difficile vicenda dell’Ilva.

Accanto a lui, parteciperanno al dibattito, concentrandosi sulla nostra realtà locale, i segretari provinciali dei tre sindacati confederali e dell’Ugl, i rappresentanti di Asi, Inps e Camera di Commercio, i presidenti di Telpress e degli edili di Confidustria. L’organizzazione dell’evento fa capo all’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro capitanato da don Valerio Shango, che ha affidato all’avvocato Federico Belloni (membro della rispettiva commissione) il ruolo di moderatore e che concluderà lui l’incontro, che si svolgerà sotto la presidenza del vescovo Lucarelli. Terminata la tavola rotonda, una speciale fiaccolata attraverserà le vie del Nucleo industriale, come segno di solidarietà verso i lavoratori e le imprese in crisi.

Alla vigilia, un altro appuntamento nel calendario congressuale vuole celebrare l’idea di eucaristia come festa che dà senso al lavoro dell’uomo: la rassegna dei cori in programma sabato pomeriggio in Cattedrale. Terza edizione, per questo momento dedicato ai gruppi parrocchiali di animazione canora, dopo i precedenti raduni del 2007 e del 2008, che si è voluta inserire nel congresso eucaristico. Proprio all’eucaristia, pane della vita e vera festa per l’uomo, è dedicata la rassegna, che vedrà partecipare una ventina di gruppi: un ritrovo festoso di incontro e di condivisione per i cori di diverse parrocchie, che presenteranno ciascuno un canto a carattere eucaristico, prima di concludere cantando e pregando tutti insieme in un momento di adorazione.

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