Teatro

Seconda settimana della rassegna di teatro sul canale Lazio TV

La seconda settimana di programmazione della rassegna A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI... curata da Alessandro Berdini in onda tutti i martedì e mercoledì fino al 1 luglio sull'emittente televisiva regionale Lazio TV si apre al contemporaneo

La seconda settimana di programmazione della rassegna A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI… curata da Alessandro Berdini in onda tutti i martedì e mercoledì fino al 1 luglio sull’emittente televisiva regionale Lazio TV (canale 12 del digitale terrestre) si apre al contemporaneo con 2 appuntamenti che pongono in primo piano la scrittura drammaturgica e la sua capacità di sviscerare tematiche e di generare riflessioni.

ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Circuito Multidisciplinare dello spettacolo dal vivo della regione Lazio, finanziato dal Mibact e dalla Regione Lazio, guidato dall’amministratore delegato Luca Fornari e dal direttore artistico Alessandro Berdini, con A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI… la rassegna teatrale in onda sull’emittente televisiva regionale Lazio TV intende riannodare il filo ideale che unisce il palcoscenico con il pubblico e consolidare il rapporto fiduciario ed emotivo tra artista e spettatore in attesa del ritorno alla piena normalità.

A TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI… ha il patrocinio di AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, ANCI Lazio – Associazione Nazionale Comuni Italiani; ANPCI Lazio – Associazione Nazionale Piccoli Comuni di Italia.

Martedì 16 giugno ore 21.15 sarà in onda LEAR, una riscrittura contemporanea della celebre opera shakespeariana del grande drammaturgo britannico Edward Bond, che con un linguaggio crudo e poetico, racconta di intrighi e guerre in una riflessione sull’indissolubile rapporto tra uomo e potere. Lear, interpretato da ELIO DE CAPITANI, è un autocrate paranoico in un mondo disseminato di violenza, da quella privata a quella più sapientemente democratica, un progetto di lacasadargilla firmato da Lisa Ferlazzo Natoli, ed interpretato da Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Alice Palazzi, Pilar Perez Aspa, Diego Sepe, Francesco Villano.
Lear di Edward Bond è la tragedia del collasso di un mondo e del linguaggio che questo sostanzia e sostiene, tragedia dello smembramento e della dispersione. È il grande racconto della violenza e dell’orrore, della guerra disseminata in ogni atto o parola, degli Stati che edificano se stessi su silenzio e abuso. È il Lear della violenza letterale, con tattiche degne di azioni terroristiche, che riporta in superficie quel profondo, disturbante disagio che ogni giorno abbiamo di fronte alla controversa democrazia dei nostri Stati-Nazione.
Non a caso nella vicenda tutto gira intorno a una compressione, a uno stato di pericolo diffuso, in cui Lear – autocrate paranoico – costruisce un muro per tenere fuori i nemici. Si parla di violenza in tutte le sue forme, quelle private e quelle più sapientemente democratiche; di società che manipolano il concetto di violenza, rendendolo via via più minuzioso fino a farlo diventare accettabile. Lear di Edward Bond racconta di un mondo dominato dal mito originario dello Stato e della Legge come cosa pubblica e privata, quindi oscenamente ‘casalinga’. E del suo inevitabile precipizio.

Due anni di ricerche e di incontri con operai, contadini e minatori di mezza Italia hanno portato alla scrittura di FABBRICA di e con ASCANIO CELESTINI in onda mercoledì 17 giugno ore 21.15, un racconto in forma di lettera che un operaio scrive alla madre: in mezzo c’è l’Italia industriale del secolo scorso e tutto intorno si muovono le vicende quotidiane del lavoro. «In due anni di ricerche in giro per l’Italia ho raccolto storie isolate, frammenti di racconti che ruotano tutti attorno al vissuto della fabbrica. Da questo viaggio è nata la storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontata da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio. Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica. Per lui la fabbrica ha un centro e questo centro è l’altoforno. La fabbrica lavora per il buon funzionamento dell’altoforno e i gas dell’altoforno trasformati in energia elettrica mandano avanti lo stabilimento. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero. L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità» racconta Celestini.