Seconda serata del Composit: un viaggio sonoro spiazzante ma decisamente piacevole

Giovedì 6 luglio, presso l’Auditorium Varrone, si è tenuto il secondo concerto di musica contemporanea della sesta edizione del Festival Composit. Davide Ianni ha presentato i musicisti, appartenenti alla Ensamble Composit, e ricordato gli appuntamenti dei prossimi giorni con la musica elettronica.

Per primo è stato eseguito un pezzo del grande compositore italiano Luciano Berio, che qualcuno ricorderà per le sue trasmissioni alla Rai come C’è musica e musica. Sequenza IX per clarinetto, suonato da Marco Ignoti, esprime una profonda frammentarietà che fa appena scorgere la struttura sottostante. Molto evidenti sono le note tenute, anche per diversi secondi; i fortissimi che spiazzano come fulmini a ciel sereno; e i pianissimo, così rarefatti da far pensare l’ascoltatore di esserseli soltanto immaginati.

È stato poi il turno della chitarra di Maarten Stragier con Tellur di Tristan Murail. L’arpeggio rapidissimo fa a gara con i continui cambi d’accordi, le due mani quasi si confondono. Il risultato è quello di uno sciame impazzito. Non mancano melodie definite ma è da notare il breve ma violento uso del plettro, che infatti finisce gettato per terra come un arma scarica.

Terza composizione #3987 magic mauve di Francesca Verunelli per le percussioni di Flavio Tanzi e l’elettronica di Jean-Francois Charles che accompagnerà anche le due esibizioni successive. Ingabbiato tra i suoi strumenti, tra cui spicca un argenteo gong quadrato, il musicista si destreggia con le migliaia di ritmi e suggestioni evocate dal titolo. L’apparente caos è compensato dall’elettronica anche se manca comunque qualsiasi continuità narrativa. Anche un vasetto di yogurt fa capolino nella selva di curiose strumentazioni utilizzate.

Dopo una breve pausa, Elena Gabrielli al flauto basso ha eseguito Morendo – double echo di R. H. Ramati / B. Lang. A sonorità che ricordano quelle degli aborigeni e degli indiani d’America si unisce per brevi momenti la voce della musicista e la trama elettronica sottostante. Il risultato è un immersione totale con sezioni più commoventi che si alternano ad altre di vivo entusiasmo.

Per finire è tornato il violoncello di Giorgio Casati, già visto il giorno prima, alle prese con La bataille de Caresme et de Charnage di Mauro Lanza. Seppure guidato da una struttura modulare, l’aspetto bellico evocato dal titolo è rappresentato dall’aggressività dei suoni e dei ritmi sempre variati. Anche il rapporto tra strumento analogico e digitale è conflittuale. A volte il violoncello sembra dover inseguire l’elettronica; altre è quest’ultima ad accompagnare appena il primo.

Al termine del concerto musicisti e spettatore si sono ritrovati a piazza San Rufo per un aperitivo offerto dal ristorante il Bistrot. Come già durante la serata precedente, lo scorcio sul contemporaneo offerto dal Festival Composit è spiazzante ma decisamente piacevole. Alla fine si ha l’impressione che ciò che unisce le composizioni è proprio la frammentarietà della musica, la costruzione di un panorama sfaccettato che metta in risalto riflessi e immagini inediti alla classica.