Sebastiani e Festuccia: sapete perché il Comune si disfa degli asili?

Sfuggono ai più, se non addetti ai lavori e ai diretti interessati, le reali motivazioni (malcelate tra l’altro) che porteranno questa Amministrazione a disfarsi di uno dei due asili nido.

Sorte che toccherà con sufficiente probabilità al “Ciancarelli” di Viale Maraini.

Nascondendosi dietro le rigidità di bilancio imposte dal pluriennale piano di risanamento, da osservarsi evangelicamente all’occorrenza fuorché quando si tratta di elargire incarichi fiduciari e consulenze, la Giunta Petrangeli si caratterizza anche in questo caso per voler fare esattamente il contrario di quello promesso in campagna elettorale.

Sembrano lontane anni luce le promesse circa la nascita addirittura di un terzo asilo nido comunale.

Certamente non ne avrebbero tratto beneficio micro asili nido privati che si vanno costituendo sotto varie forme nel territorio comunale.

Per lo più cooperativistiche. Tipico esempio di perfetta adesione alla dottrina comunista che guarda al cooperativismo come interlocutore privilegiato per approfittarne al momento delle elezioni (la vicenda della Coop. ’76 sta lì a ricordarcelo).

E’ il caso della cooperativa ospitata quasi gratuitamente in locali di proprietà comunale all’interno del plesso scolastico Don Giussani di Quattro Strade, assegnati a trattativa privata senza un bando pubblico, in violazione del principio di leale concorrenza.

Autorizzata a svolgere attività di micro nido solo a marzo scorso, quando già da luglio del 2013 esercitava quella di baby-parking e ludoteca e ospitando giornalmente 4/5 bambini. Evidentemente senza alcuna autorizzazione.

Trasferita con un atto presuntivamente illegittimo da Cantalice, dove era nata come struttura a servizio della V Comunità Montana, a Rieti, essa rappresenta la dimostrazione della palese volontà di questa maggioranza di distruggere un’importante realtà in favore di qualche marchetta elettorale.

Smontare un servizio d’eccellenza a favore di strutture dove le famiglie parcheggeranno al mattino i loro figli, invece di accompagnarli in un luogo dove vengono avviati ad un percorso socio-educativo.

Dove le famiglie stesse saranno costrette a rinunciare all’assidua presenza di educatrici di provata esperienza e dove non sarà più garantita efficacemente l’identità prevalente del nido d’infanzia.

Dove non troveranno più la figura del pediatra e quella dello psicologo e dove il servizio educativo perderà inevitabilmente consistenza perché non vi sarà più un progetto pedagogico alle spalle, e personale qualificato che opera, come avviene oggi, all’interno di un contesto organizzato.

Difficilmente una struttura privata potrà realizzare un sistema di partecipazione che oggi consente a tutte le componenti coinvolte (famiglie e operatori tutti) di svolgere un ruolo attivo attraverso il raccordo costante tra il nido e la famiglia, favorendo altresì l’avvicinamento a contesti educativi nuovi per quei bambini prossimi al passaggio alla Scuola dell’Infanzia.

Un inevitabile depauperamento del livello del servizio che favorirà la nascita nel territorio comunale di realtà pseudo educative gestite da operatori con in tasca un diploma preso chissà dove e chissà come, che non connoteranno più il nido come un contesto privilegiato in cui viene favorita, fin dall’infanzia, l’evoluzione della personalità del bambino.