Scuola e Chiesa: il dialogo fa bene. Don Domenico tra i banchi dell’Ipc

Un incontro del vescovo Domenico con gli studenti dell’Ipc mostra l’urgenza di una domanda di senso e apre alla domanda sul perché, spesso, Chiesa e giovani non si incrociano

Venerdì 6 maggio, ore 9, puntuale come sempre e con un sorriso contagioso, il vescovo Domenico si è seduto tra i banchi dell’Ipc per rispondere alle domande degli alunni del quarto e del quinto anno.

Sulle prime, qualche battuta condivisa dai ragazzi sul calcio e sull’ultima partita della squadra reatina; poi qualche domanda timida e imbarazzata che ha rotto il ghiaccio; infine l’empatia stabilita e le risposte di don Domenico.

Attraverso la filosofia antica prima e passando per il filosofo Nietzsche poi, il vescovo ha dimostrato come l’uomo da sempre ricerchi il senso della vita e comprenda che oltre la realtà materiale e sensibile esiste un essere infinito che ama e dona la vita. La ricerca sul senso della vita è ricerca di Dio. Ricerca che esprime il nostro senso religioso o, come direbbe Sant’Agostino, la «nostalgia di Dio», di qualcuno in grado di dare una risposta significativa alle nostre origini. Quella certezza che Dio è Padre e ama le sue creature senza abbandonarle mai: un Dio che si propone all’uomo senza mettere catene, un Dio che si scopre attraverso la relazione con il Figlio Gesù.

Un Dio che l’uomo trova solo guardando nella profondità di se stesso.

Ancora del tempo per approfondire e rispondere a un altro interrogativo profondo e doloroso: il mistero di Dio e la sua “apparente morte” nei campi di concentramento, con le testimonianze dei martiri della fede Etty Hillesum e Padre Massimiliano Kolbe, simboli di amore coraggioso e di perdono incarnato.

E di fronte all’intervento sofferto di una ragazza costretta su una sedia a rotelle, la promessa commossa del vescovo di un colloquio più intimo e riservato per sostenere chi fatica ogni giorno a vivere in una condizione difficile, ma sa aprirsi all’altro con tutta la sua tenerezza, con l’unica certezza che solo appoggiandosi a Dio si possono superare i confini corporali dello spazio e del tempo e che, riprendendo una frase di Benedetto XVI, «il Signore non si stanca di bussare alla porta dell’uomo anche in quei contesti sociali e culturali che spesso sembrano inghiottiti dalla laicità e dalla secolarizzazione».

Caratterizzato da un silenzio ricco di sentimento e carico di commozione, l’incontro si è concluso con l’intervento della dirigente scolastica Maria Rita Pitoni che, dopo aver invitato il vescovo a tornare nuovamente, ha ricordato che una scuola veramente formativa è tale solo se si apre a esperienze arricchenti e a testimonianze coerenti come questa.