Sciopero generale, Fim Cisl: «Ecco perché non ci siamo»

Il crescente dilagare, all’interno degli organi di stampa nella giornata odierna, della mancata adesione da parte della Cisl allo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil, ci impone una forte riflessione come dirigenti, come delegati, come iscritti ed infine, ma non meno importante, come cittadini.

È arrivato il momento di dire con chiarezza quello che strumentalmente non appare all’interno degli organi di informazione su i contenuti reali che distinguono le singole posizioni sindacali sul tema dello sciopero generale.

Siamo un Sindacato che non teme la contrattazione, mentre accanto a noi dobbiamo amaramente constatare che abbiamo soggetti sindacali che la temono, perché piuttosto che restare al tavolo e continuare a discutere e solo nel momento in cui confronto si arena o si traduce in un vicolo cieco, valutare se e quali strumenti mettere in campo per riaprire il confronto o testimoniare la condivisione del proprio dissenso, stabiliscono a priori e quando il tavolo di confronto è ancora aperto indicono uno sciopero unitario, scegliendo da soli testi, percorsi e date dello stesso, per poi chiedere: sostenete anche voi la nostra protesta?

A noi non piace agganciarci anche perché siamo convinti che chi contratta è più impegnativo per la controparte!

I signor sì e i signor no, invece, lasciano agire indisturbata la controparte lasciandole il campo libero di autodeterminarsi nelle scelte.

«La nostra identità, non è solo quella di essere un soggetto contrattuale, ma comprende la capacità di dare forma al potere del lavoro, al ruolo dei lavoratori, radicato sulla nostra rappresentanza».

A noi piace discutere del merito delle questioni e portare avanti con forza e determinazione le nostre proposte, proposte che ricordiamo essere state fatte unitariamente, da Cgil Cisl Uil al Governo:

Ridurre le tasse sulle assunzioni a tempo indeterminato; potenziare l’uso dell’apprendistato come forma di ingresso per i giovani; abolire le svariate forme di finto rapporto autonomo che in realtà è vero rapporto subordinato.

Queste richieste unitarie che abbiamo contrattato con il Governo hanno già prodotto degli importanti risultati: Il Job Act, tanto discusso e tanto demonizzato, introduce, per i nuovi assunti, l’assunzione a tempo indeterminato a tutele crescenti, accompagnato da 3 anni di decontribuzione per le imprese che li assumono.

La Cisl ritiene che questi provvedimenti vadano nella direzione giusta ma il testo in commissione vada ulteriormente integrato introducendo ulteriori criteri: che le assunzioni siano aggiuntive all’organico dell’impresa; che non vi siano danni ai contributi pensionistici dei lavoratori; che al termine del triennio si ripristino le tutele vigenti per tutti i lavoratori.

Ma per riuscire in questo intento dobbiamo restare e contrattare al tavolo del Governo poi semmai scendere nelle piazze. Cgil, Cisl e Uil in diverse occasioni hanno sostenuto con forza la necessità di ridurre la forte tassazione sulle assunzioni stabili.

Infatti, le aziende usano i rapporti di lavoro precari soprattutto perché costano meno del tempo indeterminato!

In particolare, per favorire la ripresa delle buone assunzioni, Cgil, Cisl e Uil hanno proposto di: ridurre le tasse sulle assunzioni a tempo indeterminato; togliere dall’IRAP la componente del lavoro; sostenere le aziende che fanno ricerca e innovazione; la legge di stabilità, anche lei oggetto del contendere, prevede 3 anni di detassazione per le assunzioni a tempo indeterminato, toglie dall’Irap la componente del lavoro e prevede credito di tasse per le imprese che fanno ricerca.

Come Cis siamo soddisfatti che il Governo abbia finalmente accolto tre proposte che Cgil, Cisl e Uill hanno sostenuto, promosso e concertato al Tavolo.

Questi primi provvedimenti positivi, vanno rinforzati e come Cisl stiamo contrattando e proponendo di migliorarli attraverso: la destinazione del risparmio Irap alle aziende che investono, fanno ricerca, sviluppo e occupazione; avviando e programmando anche investimenti pubblici in ricerca e innovazione; rendendo strutturale la riduzione di costo dei contratti a tempo indeterminato.

Su questi temi, come Csl, siamo convinti che vi siano spazi per continuare a contrattare con il Governo. Ogni sindacato, quando chiama alla lotta, sa di chiedere un sacrificio ai lavoratori. Se ottiene i risultati senza dover fare sciopero valgono il doppio per i benefici che portano e per non aver richiesto sacrificio.

Infatti gli scioperi non si proclamano per celebrare un rito e quando si possono revocare è un successo, non una sconfitta. La Cisl non delega né a un singolo partito né alla maggioranza di Governo di risolvere le questioni del Job Act e della Legge di Stabilità.

Quindi, cara Cgil, cara Uil a che condizioni revocherete lo sciopero generale? Invece di chiedere alla Cisl di aderire, spiegate ai lavoratori per quali risultati concreti rinuncereste a farlo.

Perché oggi predicate l’unità dei lavoratori e poi li dividete proclamando scioperi preventivi?

Le iniziative dei pensionati, del pubblico impiego sono state unitarie perché definite su obiettivi precisi e misurabili e promosse insieme, senza chiedere a nessuno di accodarsi. Perché sulla legge di stabilità non si può seguire questo metodo ?

La Cisl sta in campo con proposte e argomenti e promuove iniziative e mobilitazioni proporzionate agli obiettivi. Noi siamo per fare la mobilitazione su obiettivi precisi e ben individuati che vogliamo cambiare. Il contratto degli statali è un obiettivo preciso che anche gli altri dovrebbero considerare. Siamo pertanto assolutamente convinti che tutte le categorie della pubblica amministrazione – come hanno scelto attraverso una grande mobilitazione unitaria – debbano fare uno sciopero di categoria per il loro contratto. Si tratta di uno sciopero diverso perché e’ specifico su un argomento e ha un obiettivo preciso, reale, tangibile e non ha nulla di politico.

Noi siamo quelli si battono per accordi che producano risultati tangibili, non che legittimino i gruppi dirigenti, dando al contempo un’immagine di monumentalizzazione del sindacato.

Per noi è finito il tempo dell’impostazione sindacale che si cristallizza in ideologia dei diritti ed è incapace di misurarsi con i problemi e di costruire risposte e soprattutto costruire proposte.

Le norme del Jobs Act stanno cambiando in positivo e in sede di decreti attuativi vedremo di migliorarle ancora.

Il punto cruciale, la domanda a cui deve rispondere chi ha indetto lo sciopero è: le proposte sono meglio o peggio di prima?

Come CISL siamo in grado di affermare senza paura di essere smentiti che il contenuto oggi, grazie alla contrattazione fatta è migliore rispetto alla stesura iniziale e anche la Legge di Stabilità contiene cose positive e cose da cambiare ma tutto questo non giustifica uno sciopero generale.

Uno sciopero generale sarà giustificato e come Cisl chiameremo alla lotta i lavoratori quando ci renderemo conto, in modo reale e tangibile, che non ci saranno più gli spazi per fare quello per cui i nostri iscritti ci hanno delegato, ovvero contrattare!