Santa Sede, mons Viganò al Papa: «non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato a vivere, ma quella del servizio»

«In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale. La ringrazio per l’accompagnamento paterno e saldo che mi ha offerto con generosità in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro. Nel rispetto delle persone, però, che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito del Motu Proprio L’attuale contesto comunicativo del 27 giugno 2015, e soprattutto, per l’amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità».

Lo scrive monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC), nella lettera di rinuncia indirizzata a Papa Francesco.

Credo che il «farmi in disparte», aggiunge Viganò, «sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l’incontro di Gesù con Nicodemo (Gv 31,1), il tempo nel quale imparare a ‘rinascere dall’alto».

Del resto, «non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre ho cercato di vivere».