Santa Rita: una spiritualità da cui attingere. Partecipato il convegno di padre Rocco Ronzani a Sant’Agostino

Quest’anno la parrocchia di Sant’Agostino, nella cui basilica è da sempre fortemente radicato il culto per santa Rita da Cascia, ha offerto un programma di festeggiamenti di alto profilo, capace di coniugare liturgia e devozione con momenti di approfondimento storico e di spiritualità.

In questa prospettiva va letto il denso incontro che la comunità di piazza Mazzini e un più vasto pubblico di interessati hanno vissuto, venerdì 19 maggio alle 21, con padre Rocco Ronzani, degli Eremitani di Sant’Agostino. Padre Rocco, arrivato a Rieti vestito dell’abito nero degli Agostiniani, è ormai un amico della nostra diocesi, alla quale lo legano amicizie personali risalenti ai tempi – non lontanissimi in verità, giacché ha solo 38 anni – dei suoi studi all’Archivio Segreto Vaticano e la passione per il tempio edificato tanti secoli fa dal suo ordine nel cuore della città comunale: risale ad almeno un lustro fa la sua prima visita alla chiesa, in compagnia di un altro grande studioso agostiniano, padre Vittorino Grossi, quando i due rimasero incantati dalla basilica appena rimessa a nuovo, alle cui ricchezze di fede e di arte furono allora introdotti da un mons Salvatore Nardantonio comprensibilmente orgoglioso ed emozionato.

Nell’aprile scorso padre Rocco, che oggi è priore del convento della Santissima Trinità di Viterbo, dove gli agostiniani curano la formazione dei loro professi, è tornato a Rieti con al seguito le giovani leve dell’ordine. In quell’occasione, è stato il nuovo parroco moderatore di Sant’Agostino, don Marco Tarquini, a fare da guida ai visitatori, giunti, tra l’altro, per venerare il beato Giovannino da Rieti, il protettore dei professi agostiniani le cui spoglie sono conservate proprio nella chiesa reatina. In quell’occasione è nata l’idea di invitare padre Rocco, insigne studioso dell’Istituto Patristico “Augustinianum” di Roma, a tenere una conferenza sulla vita e sulla spiritualità di santa Rita da Cascia all’interno dei festeggiamenti di maggio.

Padre Rocco, che fino all’agosto scorso è stato il superiore proprio della casa agostiniana di Cascia, ha accettato l’invito e, dopo una sosta presso la casa delle consorelle Oblate del Bambin Gesù in via Garibaldi, si è portato nella basilica minore per condurre con mano sicura i presenti lungo un affascinante percorso tra le fonti scritte, pittoriche e liturgiche relative alla santa umbra che – in uno stile piano e quasi pastorale, ma non per questo meno rigoroso e accattivante – ha individuato i pochi punti fermi, evidenziato le numerose criticità e i coni d’ombra della ricerca, fornito preziose lezioni di metodo.

Il profilo biografico di Rita che ne è emerso è risultato alquanto complesso e problematico, ma proprio la difficoltà di incastrare tutti i pezzi del mosaico, sparsi tra l’agiografia piuttosto tarda prodotta sulla santa, le immagini della cassa solenne di epoca barocca che ne ha a lungo ospitato i resti a Cascia, i più generali motivi iconografici a lei ispirati e i testi devozionali, è stato l’aspetto che più ha avvinto gli ascoltatori. Padre Rocco è riuscito a rendere facile da seguire un discorso che non ha rinunciato in alcun modo allo specialismo, ma senza perdere di vista le implicazioni spirituali. E proprio della spiritualità di Rita, che nonostante la lacunosità delle fonti resta comunque attingibile, egli ha offerto una sintesi efficace citando la colletta che la terza editio typica del Messale Romano, della quale dal 2002 si attende ormai la traduzione italiana, prevede per la memoria liturgica della santa: stando al testo eucologico – e padre Rocco è d’accordo, anche perché l’orazione si rifa alle medesime fonti da lui utilizzate nella sua trattazione – essa si compendia nella sapientia crucis, cioè alla capacità di Rita di vivere il mistero della croce di Cristo, e nella fortitudo con cui ella, patendo con il Signore, ha saputo partecipare più intimamente al suo mistero pasquale. Che poi è lo stesso mistero, fatto di passione, morte e risurrezione.

Al termine della conferenza, don Marco ha ringraziato con calore padre Ronzani per la splendida lezione di storia e di fede, che non è stato l’unico suo dono per la parrocchia di Sant’Agostino. Padre Rocco ha infatti regalato al parroco un’autentica cintura agostiniana da utilizzare per la statua, di cui si sta ultimando il restauro, della Madonna del Buon Consiglio o, appunto, della Cintura, il titolo con il quale nel suo ordine si venera Maria, patrona dell’ordine, detta anche, appunto, Madonna della Cintura. Un omaggio graditissimo, in particolare da Roberto Torda, a capo della ricostituita confraternita della Cintura impegnata a rilanciare un culto in passato molto sentito in città. Dopo un breve momento di ristoro, mentre padre Rocco ha ripreso la via di Viterbo, don Marco è rimasto a domare gli entusiasmi dei suoi parrocchiani, che gli chiedevano con fervore di organizzare altri appuntamenti di questo tipo. Una richiesta, ne siamo certi, alla quale il sacerdote non avrà alcuna difficoltà ad acconsentire.

foto di Samuele Paolucci