Santa Lucia. Spazio ai più piccoli per aiutare le famiglie

È una vita orientata a Dio, secondo l’insegnamento di san Francesco e santa Chiara, quella delle Suore clarisse apostoliche di Santa Lucia. Una vocazione di ispirazione contemplativa, che viene però vissuta nella sede di Rieti con una grande apertura verso la città. In questo modo, le suore rispondono con opere di carità, accoglienza, evangelizzazione ed educazione ai mutamenti della realtà ecclesiale e sociale.

Sono frutto di questa impostazione due attività dedicate alle età estreme della vita: la casa di riposo e la scuola paritaria per l’infanzia. La prima è un’eccellenza che garantisce agli ospiti un’elevata qualità di vita. La seconda eredita un servizio nato subito dopo il disastro della seconda guerra mondiale, quando, lasciata la clausura, le religiose decidono di rispondere alla grande povertà morale e culturale della popolazione accogliendo i bambini e fornendo loro un’assistenza adeguata.

Oggi ovviamente i tempi sono cambiati. Il panorama è diverso e le difficoltà sono  nuove. Ma la linea di fondo rimane la stessa: educare a partire dagli ideali diffusi dal Vangelo e seguendo lo spirito dell’ordine religioso; lavorare su tutte le dimensioni della persona; promuovere nei più piccoli strumenti culturali che siano di stimolo alla creatività, in un ambiente di vita, composto da persone  laiche e religiose, nel quale abbia una grande importanza anche la famiglia.

Un indirizzo che da quest’anno si arricchisce di una dimensione nuova: «È arrivata l’autorizzazione ad aprire una nuova sezione – ci spiega suor Francesca – una sezione “primavera” per i bambini dai 24 ai 36 mesi».

Un passo importante, questo compiuto dalle religiose, per rispondere alle esigenze delle famiglie: «Spesso si trovano in difficoltà a conciliare gli orari di lavoro con le esigenze dei bambini piccoli», prosegue la religiosa, che ricorda come sia già attiva una sezione nido a partire dai 3 mesi modellata sul metodo Montessori. Un’offerta completata dalla sezione dai 3 ai 5 anni.

«Per ciascuna fascia di età cerchiamo di offrire un progetto di formazione morale, sociale e psicologica», spiega ancora suor Francesca, raccontando tutta la passione che le Clarisse mettono in uno sforzo educativo che non manca di guardare al rapporto tra le generazioni. I bambini hanno l’occasione di portare avanti progetti insieme agli anziani. Come quando si parla di stagioni: «I nonni ospiti della nostra casa di riposo scendono nella scuola materna e parlano ai bambini, che poi realizzeranno disegni e altri lavori. È stata un’esperienza molto bella negli anni precedenti e speriamo di farla anche quest’anno. In modo che anche le nostre nonnine si sentano coinvolte».

Il rapporto vitale tra casa di riposo e asilo è un valore aggiunto del progetto “Santa Lucia”, ma in tempi difficili come quelli attuali ci vuole anche dell’altro per superare le difficoltà: «L’anno scorso abbiamo rischiato di chiudere la scuola», ammette suor Francesca. «Fortunatamente i genitori hanno fatto tanto per tenere aperto. Poi c’è stato il terremoto e abbiamo dovuto aspettare che le autorità ci dessero il parere favorevole alla riapertura. Tanti disagi che hanno creato un po’ di disorientamento. La scuola è piccola: un tempo c’erano 150 bambini, ma quello è il passato. Oggi, per tante ragioni, i numeri sono ridotti, ma ci stiamo riprendendo».