Santa Barbara: una proposta da condividere e attuare

Cappella di Santa Barbara - Cattedrale di Rieti

È passato poco più di un mese dalla festa di Santa Barbara. Anche il ricco calendario di eventi promossi dall’Associazione “Santa Barbara nel mondo” è stato completato. Ma non per questo deve scemare l’attenzione sulla patrona di Rieti.

Al contrario: mantenere viva l’attenzione su questa figura nodale per la nostra città può essere utile in più direzioni. Sono interessanti, ad esempio, le provocazioni che Pino Strinati, infaticabile promotore della figura della Santa, lancia alla città. «Da tempo – ci dice – ragioniamo sull’opportunità di traslare le reliquie di Barbara. Oggi si trovano sotto l’altare della Cattedrale, ma quanto sarebbe interessante portarle nella cappella dedicata alla Santa e disegnata dal Bernini?».

Sarebbe uno spostamento di pochi metri…

Infatti, ma potrebbe cambiare radicalmente il rapporto tra la martire e i devoti. È vero che adesso le spoglie di Barbara si trovano nel cuore della Cattedrale, ma nella cappella laterale potrebbero assumere una diversa centralità. La traslazione permetterebbe una esposizione permanente e sarebbe di invito per il variegato popolo dei devoti. Non che fino ad oggi qualcuno si sia lamentato. C’è sempre stata ampia disponibilità da parte della Chiesa ad aprire l’urna ai fedeli ogni volta lo hanno chiesto. E devo anche sottolineare un atteggiamento positivo del vescovo verso la proposta. Sul tema ci rimettiamo alla sua autorità: saprà sicuramente scegliere per il meglio.

Qualcuno potrebbe cogliere nell’operazione la volontà di ridurre la dimensione religiosa a marketing turistico.

È vero, il rischio c’è. Il fatto è che il mondo di oggi è estremamente plurale. Il sentimento religioso compatto e relativamente univoco, proprio di epoche meno complesse della nostra, oggi è più diluito. Ma non per questo mancano persone e gruppi mossi da sincera devozione. Barbara è una santa “universale”, protettrice di innumerevoli categorie professionali. Per tanti rappresenta qualcosa di molto importante. Non credo si debba rinunciare a dar loro la possibilità di un “incontro ravvicinato” con questa figura straordinaria per paura dei mercanti nel tempio. Una società caratterizzata da identità e bisogni molteplici come quella attuale richiede coraggio e responsabilità. Procedendo con rispetto e maturità si aprono di sicuro opportunità per tutti.

Il discorso sembra parallelo a quello di riportare la fiera in centro…

Infatti. L’annuncio che l’Amministrazione comunale ha fatto qualche settimana fa lascia ben sperare. Riportare la fiera dentro la città sarebbe un’ottima cosa. Ovviamente c’è da vedere se alle parole seguiranno azioni concrete. Comunque sia, un passo avanti lo abbiamo fatto: con la precedente amministrazione non se ne poteva nemmeno parlare.

Ma perché sarebbe così importante?

Quello di oggi è un mercato periferico e banale, senza alcun valore aggiunto. Invece la fiera dovrebbe essere una offerta di contenuti legati al culto della Santa. Nel XIII secolo, Papa Niccolò IV potenziò i festeggiamenti e incoraggiò l’istituzione di una fiera per i 7 giorni precedenti e i 7 successivi alla festività del 4 dicembre. Forse fu perché ci si ricordasse che il tempo dei commerci, della vita quotidiana, accade all’interno di un più ampio tempo dello spirito. Una adeguata ricollocazione della fiera nel centro storico potrebbe rivitalizzare la relazione dell’evento economico con l’evento religioso – che è anche fatto identitario e culturale – dell’antica tradizione.

Ma oggi saremmo capaci di questa lettura?

Beh, occorre prendersi qualche rischio. Diciamo che è una scommessa da giocare. Sappiamo che la rivalutazione dei festeggiamenti in onore di Santa Barbara di questi ultimi anni è stata accolta con grande rispetto e calore dall’intera cittadinanza. In passato la manifestazione fieristica di merci e animali, insieme a quella dell’Assunta del 15 agosto, che durava alcuni giorni, erano eventi di grande rilevanza. Legati ad altrettanti appuntamenti religiosi, erano un sicuro riferimento economico e sociale per la città e il circondario. Le fiere per loro natura richiamano tanta gente e sono grandi opportunità per veicolare messaggi e valori positivi. Ovviamente a condizione di restituire all’evento commerciale anche una dignità storica, religiosa e culturale. Rivitalizzata e corretta, la fiera potrebbe contribuire alla valorizzazione del notevole patrimonio religioso, storico e culturale di Rieti.

E quindi come potrebbe essere una ipotetica fiera in centro?

Si potrebbe dislocare il grosso dell’esposizione lungo i canali alberati che fiancheggiano la cinta muraria medievale, da Porta d’Arce fino a Porta Cintia. Un’altra parte si potrebbe articolare in diverse situazioni tra piazze, piazzette, chiostri, cortili e vicoli, dentro le mura. Si può immaginare di suddividere le zone secondo i prodotti, come accadeva nella Rieti medievale. Si potrebbero individuare i cortili dei libri, le vie dell’oggettistica, i vicoli dell’artigianato, le piazze delle stoffe, le piazzette delle piante e dei fiori, i viali delle scarpe e dell’abbigliamento. Lungo i tracciati di questi percorsi si potrebbe sviluppare una serie di attività artistiche, folkloristiche e ricreative, anche coinvolgendo le realtà museali e gli altri spazi culturali del centro cittadino. E poi, quale occasione migliore di una fiera per promuovere i prodotti tipici, l’olio e le altre nostre eccellenze alimentari?

Sembra che il solo limite sia l’inventiva e la voglia di fare. Ma non ci vogliono pure i mezzi? Quella di cui parli sarebbe una impresa notevole e in questo periodo di crisi sembra si possano realizzare solo obiettivi minori…

Beh, non è che le cose difficili non dobbiamo farle. Proviamo a toglierci dalla testa l’idea del tutto e subito. In anni recenti abbiamo visto grandi eventi che non hanno costruito nulla. Trovando la loro ragion d’essere nella disponibilità di soldi da spendere, sono sparite insieme ai fondi. La fiera, al contrario, è ben radicata nella nostra identità, ha una base solida. Su queste fondamenta si potrebbe costruire molto, a patto di procedere con il passo pari alla gamba. Presa bene la rincorsa, potremmo fare un bel salto quasi senza accorgercene.