San Francesco la più amata

La chiesa dedicata al Poverello in testa al sondaggio Fai. Nel censimento proposto dal Fondo per l’ambiente per indicare i «luoghi del cuore» i reatini mettono al primo posto l’antico tempio in riva al Velino.

Si scalzò dei calzari eleganti. Si svestì degli abiti ricamati e arabescati che il padre Bernardone gli portò dalla Francia. Indossò il sacco. Si cinse con il cingolo di corda. Tagliò i suoi lunghi e profumati capelli. Si produsse la chierica e venne nel Reatino a predicare il vangelo della povertà, che era del Figlio di Dio, quel Gesù Cristo che sulle rive del Giordano aveva annunciato la propria risurrezione, la remissione dei peccati per gli infimi e la salvezza dagli inferi, che erano la inimmaginabile durezza della Geenna e la paura del profondo dello Sheol, luogo israelitico dei morti. Lui, Francesco d’Assisi, predicò sulle rive del Velino la pace di Cristo e lì, innanzi all’ansa oggi della Fornace, in un punto ove incrociava la Via Francigena, di là nella piazza, realizzò, presso l’hospitale di Santa Croce, un oratorio su cui sarebbero poi nati la chiesa e il convento intitolati alla sua memoria. Quel convento che, dopo le soppressioni ottocentesche, sarebbe diventato un luogo ove fu curata la pazzia, il manicomio con i suoi mille matti e i suoi trecento infermieri e medici che li curavano. La new di questa settimana, assai diversa dalla usualità delle informazioni oramai scontate e abusate su crisi periodiche e contrasti politici urlati ed assordanti, è che la chiesa di S. Francesco è risultato il bene più amato della provincia di Rieti, il decimo nella classifica del Lazio, secondo quanto emerso dalla graduatoria stilata al termine della settima edizione del censimento “I luoghi del cuore” promosso dal Fai, il Fondo per l’ambiente italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Pertanto sarà questo il monumento al centro del progetto Fai per quest’anno 2015. Parlando e ricordando di una chiesa così importante, la prima dedicata al santo subito dopo la basilica sorta ad Assisi per custodirne le spoglie, forse per noi cattolici si potrebbe dir meglio che il dugentesco tempio intitolato al Poverello è il sito più votato dei “luoghi del cuore”: cuore e anima insieme per accendere l’attenzione su un monumento che ha una lunga storia spirituale e civile alle sue spalle. Infatti la sua lontana erezione si deve alla presenza nell’umbilicus Italiæ del figlio del mercante Bernardone quando egli venne in Sabina insieme con un gruppo di “matti” suoi amici, scalzi, con sacco, con chierica e affamati, ad annunciare ai reatini la Parola di Gesù, predicando le Beatitudini del Cristo sulle rive del Velino in forma nuova, diretta e testimoniata, lui che era l’Araldo del Figlio di Dio, l’uomo delle stigmate. Quelle stesse parole Gesù le aveva pronunciate con dolcezza ed inusitata autorità dal monte che guarda il lago di Tiberiade, innanzi alle moltitudini di poveri ebrei stupite per tanta sapienza e bontà, e le ripetette durante tutta la sua breve vita di Salvatore, ai margini del fiume dove battezzava Giovanni. Così fece san Francesco sulle rive del Velino – nel cuore di quella valle da lui lungamente percorsa e ininterrottamente prediletta e che poi sarebbe stata appellata “santa” in quanto custode della sua memoria spirituale che la rende terra eminemente francescana al pari di Assisi e La Verna – annunciando il messaggio di pax et bonum, cantando il Cantico delle creature da lui forse iniziato alla Foresta sulle note e le melodie dei troubadours che aveva conosciuti andando in Francia con il padre. Quel Cantico così rivisitato e cantato oggi da Angelo Branduardi, sostenuto dal dolce suono del suo raffinato violino: «Sii laudato, mio Signore, con le tue creature / specialmente frate sole e la sua luce: / tu ci illumini di lui…». La scelta della chiesa di S. Francesco ha avuta l’influenza di ospitare in quel sito sacro le superbe celebrazioni che la città dedica ogni anno al più insigne seguace del Poverello che fu sant’Antonio da Padova, il Taumaturgo. Un motivo in più perché i reatini la considerino come luogo assai caro al proprio cuore.

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