San Benedetto, mons Pompili: «ripartire dalla concretezza di Benedetto se si vuole fuggire da rabbia e impotenza»

«Dopo più di 15 secoli siamo qui ad interrogarci dove conduca il carisma benedettino, anche se ‘questa volta i barbari non stanno oltre le frontiere, ma ci governano da molto tempo. E la nostra mancanza di coscienza di ciò è parte del problema. Aspettiamo non Godot, ma un altro – certamente molto diverso – san Benedetto’».

Lo ha detto il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, celebrando oggi pomeriggio a Subiaco (Roma), la messa in memoria di S. Benedetto Abate, patrono d’Europa di cui domani ricorre la festa.

Un’occasione in cui l’abate di Subiaco Mauro Meacci salutando il vescovo di Rieti ha ricordato la sofferenza della terra reatina per il terremoto e a sua volta monsignor Pompili ha ricordato i suoi legami con questa zona dove ha prestato servizio anche come parroco per 12 anni a Vallepietra.

Dal monastero del Sacro Speco, che conserva la grotta dove un giovane Benedetto visse da eremita 3 dei 30 anni complessivi trascorsi a Subiaco dove fondò i suoi primi cenobi, mons Pompili, citando il filosofo Alasdair MacIntyre, ha sottolineato che l’originalità di san Benedetto sta nell’«aver ri-conosciuto in Gesù colui che fa ritrovare la nostra umanità. La spiritualità di Benedetto farà leva su questa persuasione che solo Cristo è la misura di tutte le cose. Di qui la sua scelta: rispetto al travaglio del mondo si richiede una presa in carico del mondo, lasciandosi orientare dal tempo e dallo spazio».

«Bisogna ripartire da questa concretezza – ha osservato il vescovo di Rieti parlando davanti alle autorità civili e militari presenti – se si vuol fuggire dalla rabbia e dal senso di impotenza che segna la sensibilità di tanti. Ri-conoscere Dio fa ritrovare la coscienza del nostro destino».

L’altro punto di originalità del santo di Norcia sta nell’aver indicato che «la fede è solo il punto di partenza che approda nell’amore. Tale forza non conduce all’esclusivismo, ma ad una fermentazione dell’umano che cambia in profondità cultura, costumi, perfino l’assetto economico».

«Solo attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini’. Questa è la lezione di S. Benedetto. Questa la sua ‘opzione’ che si rivela attuale oggi più che mai», ha concluso mons Pompili riprendendo le parole dell’allora cardinale Ratzinger pronunciate il 1° aprile 2005 sempre a Subiaco, in occasione della consegna del Premio San Benedetto “per la promozione della vita e della famiglia in Europa”.