Salman, il nuovo sindaco di Betlemme: dall’Assedio della Natività a Trump

Si chiama Anton Salman il nuovo sindaco di Betlemme. La sua nomina è avvenuta dopo il voto amministrativo di sabato 13 maggio. Con la sua lista, denominata “Tutti siamo Betlemme”, Salman ha guadagnato 8 dei 15 seggi disponibili. Avvocato, tre figli, Salman è uno dei membri più autorevoli dell’Associazione nazionale avvocati palestinesi, ricopre la carica di presidente della Società caritatevole Antoniana di Betlemme ed è l’avvocato della Custodia di Terra Santa. Ma è stato anche, con padre Ibrahim Faltas, uno dei mediatori protagonisti dell’assedio della Natività (2 aprile-10 maggio 2002) durante la Seconda Intifada. Sarà proprio Salman, in veste di sindaco, ad accogliere il presidente Usa, Donald  Trump, a Betlemme il 23 maggio. Al Sir la sua prima intervista italiana

L’avvocato Anton Salman è il nuovo sindaco di Betlemme, capitale del Governatorato omonimo, sotto l’Autorità nazionale palestinese. Prende il posto di Vera Baboun, la prima donna a ricoprire questa carica. È questo uno degli esiti delle municipali di sabato 13 maggio, che hanno coinvolto 1,1 milioni di votanti, chiamati a scegliere tra 4.400 candidati per rinnovare 300 consigli municipali cisgiordani, tra cui Betlemme. Salman, a capo di una lista civica denominata “Tutti siamo Betlemme”, ha guadagnato 8 dei 15 seggi disponibili. Per tradizione, divenuta legge nel 1997 per volere del leader palestinese Yasser Arafat, il sindaco deve essere cristiano e altrettanto il vicesindaco: se l’uno è greco ortodosso, l’altro deve essere cattolico romano o viceversa. E questo nonostante la popolazione cristiana locale sia da tempo in minoranza rispetto a quella musulmana. A pochi giorni dal suo insediamento ufficiale il Sir ha intervistato il sindaco Salman che, è bene ricordarlo, è stato con padre Ibrahim Faltas, uno dei mediatori dell’assedio della Natività. Dal 2 aprile al 10 maggio 2002, durante la Seconda Intifada, nell’ambito dell’Operazione Scudo difensivo, l’Esercito Israeliano occupò Betlemme e tentò la cattura di alcuni militanti palestinesi ricercati, decine dei quali si rifugiarono nella basilica della Natività. Dopo 39 giorni fu raggiunto un accordo con i militanti che furono esiliati in Europa e nella Striscia di Gaza. Attualmente Salman, che è uno dei membri più autorevoli dell’Associazione nazionale avvocati palestinesi, ricopre la carica di presidente della Società caritatevole Antoniana di Betlemme ed è l’avvocato della Custodia di Terra Santa.

Sindaco Salman, quali sono i suoi auspici per il mandato che l’attende?

Betlemme è una città universale, dai profondi significati religiosi e storici. Tutte le nazioni del mondo sono chiamate a sostenerla e aiutarla.

Lo stesso sono chiamate a fare tutte le istituzioni religiose, non solo quelle cattoliche. Betlemme ha bisogno di aiuto in tanti settori della sua vita. Soprattutto adesso che la città natale di Gesù è stata scelta come capitale della cultura del mondo arabo per il 2020. Speriamo di inaugurare una nuova fase della storia della nostra città, capitale della Cristianità.

Che significato ha per lei rivestire questa carica che per legge e tradizione spetta a un cristiano?
Sono un palestinese di fede cattolica. Ricerco il dialogo con tutte le persone di buona volontà che vogliono sostenerci nei campi della politica e nella ricerca della pace e con tutte le persone che vogliono cooperare per edificare il bene comune, la giustizia e la libertà.

A proposito di libertà, Betlemme è circondata dal muro israeliano…
Betlemme è una città sotto occupazione, stretta dal muro israeliano. Quanto messo in pratica nella nostra città e nell’intera Cisgiordania da parte di Israele non è tollerabile.

L’occupazione israeliana deve finire e Betlemme deve essere una città libera per tutti, per tutto il mondo, tutte le religioni. Basta con i check point e il muro che la circonda. Il nostro problema è l’occupazione.

È un problema continuo che deve essere risolto così da tornare a essere una città e una nazione libera.

Il prossimo 23 maggio il presidente americano Donald Trump sarà a Betlemme, dove visiterà la basilica della Natività. Come sindaco della città sarà lei ad accoglierlo. Cosa gli dirà?
Poche parole: gli dirò che

vogliamo la nostra indipendenza, la nostra libertà necessaria per costruire il nostro Stato

così come le altre nazioni nel mondo. Noi vogliamo parlare di pace, quella vera, che deve essere edificata con uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale.

Quali sono gli altri problemi che come sindaco sarà chiamato ad affrontare?
Betlemme ha molte necessità: innanzitutto rinnovare tutti i settori e le infrastrutture della città, strade, scuole, mercati, piazze. Queste sono alcune delle priorità dei prossimi mesi che richiedono anche grandi sforzi finanziari per poter essere affrontate. Abbiamo bisogno di risolvere il problema del traffico con un piano trasporti efficace. Il rinnovamento della città passa anche attraverso queste scelte.

Betlemme ogni anno è meta di tanti pellegrini che vengono alla Natività e in altri luoghi santi della zona. In che modo i pellegrinaggi e il turismo religioso possono aiutare a raggiungere i risultati da lei auspicati?
Confidiamo molto nei pellegrinaggi, dai quali arriva un forte sostegno all’economia locale necessario anche per finanziare i progetti della nostra Municipalità.

I pellegrinaggi possono aiutare Betlemme anche sotto un profilo politico, perché i pellegrini possono fare pressione presso i rispettivi governi per aiutarci a riacquistare la nostra libertà e indipendenza.

Venire in pellegrinaggio a Betlemme, e soggiornarvi, significa anche confermare la nostra città come capitale della Cristianità nel mondo, con tutto quello che questo riconoscimento comporta.