«Le montagne insegnano il silenzio»: a Leonessa pellegrini in cammino verso la Croce

Sono ormai trascorsi circa venti anni da quando il compianto padre Mauro Coppari, ispirato dall’amore per il caro concittadino san Giuseppe cappuccino, iniziò a celebrare la santa Messa nei giovedì di agosto presso il santuario di Collecollato. Come raccontano alcuni testimoni del tempo, varie volte lo hanno visto salire scalzo per la via breve recitando il Rosario e dispensando preghiere per le anime di coloro che si affidavano a lui. Da allora, ogni anno, per questo appuntamento estivo, fedeli di ogni età, attrezzati di zaino ed equipaggiamento giusto, salgono in solitudine o in compagnia per rivivere le emozioni spirituali che san Giuseppe cercava raggiungendo la cima ed in attesa della santa Messa ci si scambiano le esperienze che si sono vissute nei vari luoghi dove si vive negli altri periodi dell’anno. La montagna ispira un sicuro senso di pace.

«Un frammento di quel contegno sovrano dei monti può passare a noi. Lassù i figli della fretta apprendono la rara arte di saper soffermarsi». È un momento che tutti vivono con profondità perché ci si appresta a dialogare con la propria anima che si nutre di esperienze molto forti. Chiunque è salito fin lassù non ha potuto rimanere indifferente alla bellezza che si apre dinanzi agli occhi del corpo e del cuore: si può scorgere tutto l’altopiano leonessano, paesaggi montani e boschivi, piccoli paesi e frazioni che vengono colti nella loro vivacità estiva, corone di montagne che sembrano suscitare gelosia per la loro altezza maggiore. Ma il rintocco della campana richiama il pellegrino all’ingresso in chiesa e subito ci si raccoglie per gustare qualche momento di grazia e pace spirituale.

Quest’anno il giovedì 24 è coinciso con il primo anniversario del terribile terremoto che ha devastato le popolazioni amiche di Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto e per questa circostanza il parroco fra Orazio e la confraternita “San Giuseppe e Suffragio” hanno voluto dare un segno di partecipazione a questo triste evento creando per l’occasione una preghiera più profonda. Dalle ore 10.15 si è suonata la campana esterna al santuario facendole fare 299 rintocchi, tanti quanti sono stati i morti del terremoto. A seguire il santo Rosario e la santa Messa. Al termine la processione intorno al Santuario con la statua del Santo che, portata dai confratelli, ha sostato per alcuni minuti posizionata verso i luoghi sopra citati. Tutti i presenti sono stati toccati nel profondo e al termine, al canto di «Lodiamo Giuseppe», c’è stata la benedizione, il bacio della reliquia e la discesa verso il paese. «Il silenzio maestoso dei monti è una terapia per noi, uomini troppo spesso frettolosi, confusi e superficiali. Le montagne insegnano il silenzio. Dialogano, ragionano senza togliere la parola».

La giornata di ricordo e di preghiera si è conclusa con una fiaccolata organizzata dai giovani de “La Fenice” e a cui hanno preso parte la Comunità parrocchiale, l’Amministrazione comunale al completo, varie associazioni, tantissimi cittadini e turisti. In piazza 7 Aprile c’è stata la distribuzione di 299 fiaccole, tante quante le vittime, e tanti sono rimasti senza, e dopo una preghiera iniziale ci si è mossi in silenzio attraversando via san Francesco, via Cardinal Martini, Corso san Giuseppe per poi ritornare in piazza per la benedizione finale. Durante il percorso ha suonato 299 rintocchi per ricordare le vittime, la campana del Santuario. Alcune preghiere e soste in zone significative del paese, tra cui davanti al Santuario del Santo, hanno sancito la comunione tra la comunità di Leonessa e i paesi che hanno ricevuto il violento colpo del terremoto e che sono state comunque visitate secoli fa dal nostro San Giuseppe. Iniziative che, vista anche la partecipazione, si auspica che possano essere ripetute negli anniversari a seguire per tenere alto lo spirito di comunione che, unico, può lenire il dolore.