Papa Francesco

Salire senza pesi superflui

Nella domenica in cui la Chiesa ha celebrato la giornata missionaria, papa Francesco mette in primo piano proprio il verbo salire

“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Gerusalemme è vicina, così come il tempo della prova per Gesù e per i suoi discepoli. Ancora il tema della preghiera in primo piano, nel brando di Luca, lungo la strada verso la città santa. È una necessità per Mosè la preghiera, non ha altra arma per difendere il popolo da Amalèk, leggiamo nella prima lettura dal Libro dell’Esodo. Luca ci mostra con la parabola della vedova – nella Bibbia, vedova e orfani sono le categorie più bisognose, perché indifese – che si rivolge al giudice per ottenere giustizia, come la perseveranza nella preghiera porti frutto. Se un giudice disonesto accoglie la preghiera, tanto più Dio che è buono, esaudirà chi lo prega, ci dice Luca. Infine, Paolo nella Lettera a Timoteo, seconda lettura, esorta il giovane discepolo a perseverare nello studio delle scritture, e dunque nella preghiera.

Tutta la seconda parte del Vangelo di Luca narra questo salire verso Gerusalemme, e il desiderio dei suoi amici di conoscere il valore della preghiera. In questa domenica in cui la Chiesa celebra la giornata missionaria, Papa Francesco mette in primo piano proprio il verbo salire. Salire il monte: è il luogo dove Dio da appuntamento all’umanità intera, dice il Papa nella basilica di san Pietro. “È il luogo dell’incontro con noi, come mostra la Bibbia dal Sinai al Carmelo fino a Gesù, che proclamò le Beatitudini sulla montagna, si trasfigurò sul monte Tabor, diede la vita sul Calvario e ascese al cielo dal Monte degli Ulivi”. Sul monte Moria Abramo conduce Isacco per il sacrificio, Dio si rivela come potenza. Sul monte Sinai, a Mosè Dio si rivela come legge. Un monastero, Santa Caterina, custodisce nel tempo la memoria di quella storia, il popolo di Israele in fuga verso la terra promessa, il deserto. E Dio che si rivela al suo popolo. Su una montagna, appunto. Sul monte Hira, dove Maometto riceve la scrittura, Dio si rivela come parola. Sul monte Calvario, Dio si rivela nella sua umanità. È il Dio della croce, dell’amore, del perdono.

Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Ci interpella questa domanda, anche in questo nostro tempo, afferma ancora Francesco; un tempo “segnato da una globalizzazione che dovrebbe essere solidale e rispettosa della particolarità dei popoli, e invece soffre ancora della omologazione e dei vecchi conflitti di potere che alimentano guerre e rovinano il pianeta”. In questo tempo “i credenti sono chiamati a portare ovunque, con nuovo slancio, la buona notizia che in Gesù la misericordia vince il peccato, la speranza vince la paura, la fraternità vince l’ostilità”.

E torna il monte nelle parole del Papa: “ci ricorda che i fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati, con lo sguardo e soprattutto con la vita. Il monte lega Dio e i fratelli in un unico abbraccio, quello della preghiera. Il monte ci porta in alto, lontano da tante cose materiali che passano; ci invita a riscoprire l’essenziale, ciò che rimane”.

Per questo, sottolinea il vescovo di Roma nell’omelia per la giornata missionaria, bisogna salire, “bisogna lasciare una vita orizzontale, lottare contro la forza di gravità dell’egoismo, compiere un esodo dal proprio io”. Salire senza pesi superflui. L’annuncio, la missione, non è “belle parole” ma “vita buona: una vita di servizio, che sa rinunciare a tante cose materiali che rimpiccioliscono il cuore, rendono indifferenti e chiudono in sé stessi; una vita che si stacca dalle inutilità che ingolfano il cuore e trova tempo per Dio e per gli altri”.

Salire il monte, raggiungere la meta: tutti.

“Il Signore è ostinato nel ripetere questo tutti”, afferma Francesco, perché “ciascuno è un tesoro prezioso e il senso della vita è donare agli altri questo tesoro. Ecco la missione: salire sul monte a pregare per tutti, e scendere dal monte per farsi dono a tutti”, e condividere così “con gli altri la gioia del discepolato. Non conquistando, obbligando, facendo proseliti, ma testimoniando. La missione è “donare aria pura, di alta quota, a chi vive immerso nell’inquinamento del mondo; portare in terra quella pace che ci riempie di gioia ogni volta che incontriamo Gesù sul monte, nella preghiera; mostrare con la vita e persino a parole che Dio ama tutti e non si stanca mai di nessuno”.