Ha preso la forma di una giornata di fraternità “in uscita” l’ultimo degli incontri che ogni terzo giovedì del mese che vedono il vescovo insieme ai sacerdoti e ai diaconi.
L’appuntamento che ha concluso il ciclo di quest’anno si è infatti svolto a Cortona, seguendo un itinerario ideato da don Lorenzo Blasetti che ha compreso una visita a Santa Caterina e la santa messa celebrata al santuario francescano “Le Celle”.
Per il clero reatino è stata una giornata di comunione, di conoscenza reciproca, di simpatia condivisa. Rivolgendosi ai sacerdoti durante l’omelia, mons Pompili ha preso spunto dalle letture del giorno e da uno scritto del teologo tedesco Karl Rahner. Al centro del discorso, l’identità del prete nel tempo presente e il cambiamento storico in cui il sacerdote è portato a vivere, libero dai privilegi e dai condizionamenti del passato, pronto a servire imitando Cristo, che è venuto a servire e non ad essere servito.
Il sacerdote, secondo don Domenico, è «un uomo dal cuore trafitto». Trafitto, ma non squarciato, non diviso. Un uomo che vive la sua vita come gli altri uomini, con i suoi problemi, i suoi limiti, ma anche con le sue soddisfazioni. Ha un cuore capace di amare e di essere amato dalla sua gente cui è inviato. Ma un cuore trafitto perché tale lo rendono le incomprensioni le sofferenze cui è esposto. Un cuore accostato a quello del Cristo, da cui scaturì sangue ed acqua. Ecco il balsamo per la sua vita: l’Eucarestia che è chiamato a celebrare sull’altare e per le strade del mondo in cui è inviato.
«Il battesimo ricorda che siamo preti per la gente. Tutto va visto a partire dalla comunità a servizio della quale viviamo. E non viceversa. Il pastore senza il gregge è come un essere senza scopo. La nostra ragion d’essere è favorire la soggettività dei laici e suscitare il senso della corresponsabilità», ha detto il vescovo. E ancora: «l’Eucaristia è la forma della vita cristiana che loda, benedice, ringrazia Dio per i frutti della terra. Essere una comunità eucaristica è il contrario di una comunità arrabbiata, intristita, ripiegata su se stessa».
Parole che riempiono di senso ulteriore la trasferta dei sacerdoti: «ci siamo presi una pausa per ritrovare lo scopo della nostra vita, cioè la gente; per vivere il tempo con pazienza e diventare così uomini “eucaristici”», ha precisato il vescovo.
Il viaggio fatto insieme e il pranzo comunitario hanno agevolato lo scambio di idee e di cortesie reciproche, favorendo la comunione presbiterale e diaconale. E la sosta sulla riva del lago Trasimeno è stato come un richiamo ai discepoli in ascolto di Gesù sul lago di Galilea.