Comunicazione

Ruffini: anche i media possono costruire la fratellanza umana

Intervista con il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, che ha partecipato ad Abu Dhabi alle celebrazioni per il primo anniversario della firma del Documento sulla fratellanza umana

Anche i mezzi della comunicazione e dell’informazione hanno un ruolo cruciale per promuovere la fratellanza umana. Lo ha ricordato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, intervenendo ad Abu Dhabi a un convegno organizzato in occasione del primo anniversario del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Il compito del comunicatore, ha detto il prefetto, è quello di custodire e trasmettere i valori della pace, della giustizia e del bene comune. La fratellanza richiede coraggio così come l’accettazione della diversità. La costruzione della fratellanza, ha aggiunto Ruffini, si declina attraverso la protezione del creato, l’equa distribuzione delle risorse, la tutela della vita dal concepimento al suo termine naturale. Si deve invece condannare l’uso della religione per incitare all’odio e alla violenza. Durante il convegno, è stato anche presentato un codice etico che attraverso 20 principi invita i giornalisti a svolgere la loro professione rispettando i diritti di tutti.

Comunicazione fondamentale per un mondo più pacifico

Ad Abu Dhabi non si è solo ricordato il valore del Documento firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. Si sono anche incrociati volti uniti dal comune impegno per la fratellanza umana. È quanto sottolinea a Vatican News il prefetto Paolo Ruffini:

R. – Se pensiamo ai volti, sicuramente ci sono quelli del giudice Abdel Salam, dello sceicco Mohammed, ma sono anche i volti delle testimonianze che abbiamo ascoltato di come si possono trasformare dei principi in comportamenti. Per esempio, ho trovato molto interessante il tema del micro-credito, affrontato da Mohammed Sakib, pakistano. Ha raccontato di come nel micro-credito si possa trovare il modo per dare fiducia a persone che, normalmente, il sistema economico scarta. Molto interessante anche la testimonianza del Patriarca Bartolomeo e tutte le testimonianze che noi abbiamo ascoltato. Che cosa ci stanno dicendo? Il tema non è creare una “super-religione” che unisca le religioni. Il tema è quello di capire che, mantenendo le identità, si può dialogare non avendo paura dell’altro.

Come nello specifico il mondo della comunicazione e dell’informazione possono promuovere sia l’autentico spirito di dialogo islamo-cristiano ma anche l’impegno per costruire la fratellanza umana?

R. – Il convegno parallelo dei giornalisti arabi, che c’è stato ieri e che si è concluso oggi, è finito con una sorta di codice di autoregolamentazione. Cosa dice sostanzialmente questo codice? Dice delle cose che dovrebbero conformare il comportamento e la visione prima ancora delle regole dei giornalisti di qualsiasi Paese, di qualsiasi religione, di qualsiasi credo. E questo vuol dire costruire attraverso un giornalismo che si prenda la fatica della ricerca della verità, invece di correre subito a trovare un capro espiatorio, per non incitare alla violenza. Che la assuma nella scelta delle immagini, nella scelta dei titoli, nell’attribuire le cose a chi ha l’autorità per poterle affermare. È molto interessante questo sforzo dei giornalisti perché traduce questi principi generali in una visione di come la comunicazione sia fondamentale nel dialogo e nella costruzione di un mondo più pacifico.

È stato dunque presentato questo codice etico per la fratellanza umana indirizzato al mondo dei media. Quali sono le raccomandazioni principali rivolte agli operatori dell’informazione?

R. – Le direttrici fondamentali sono quelle di evitare semplificazioni violente, evitare le immagini che possano ferire le persone. E, attraverso la comunicazione, difendere i diritti umani, i diritti della donna. Considerare i diritti della donna diritti paritari. Questi sono sostanzialmente i principi che animano questo codice di autoregolamentazione.

Come ha scritto anche Papa Francesco nel suo messaggio per la 54.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, si deve in sostanza riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo in mezzo a tanti problemi di oggi…

R. – Il messaggio di Papa Francesco ci invita a ricordare che noi siamo le storie che raccontiamo: le nostre storie, quelle che ci hanno raccontato i nostri genitori e i nostri nonni, hanno conformato la nostra cultura. E oggi le storie che leggiamo sui mass-media, le storie che noi raccontiamo nei social media, formano e conformano l’identità collettiva di quello che siamo. Quindi, dobbiamo tutti trovare le storie giuste. E nelle storie sbagliate trovare il filo giusto che le possa riscattare e redimere.

Da Vatican News